Buenos aires
Data: 21/03/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Grey-Heron
... cellulari allora). Si alza per tornare al lavoro, mi porge la mano, Piacere, ci scambiamo i nomi. Più tardi ritorna da me e mi dice, la tua vettura è arrivata e so in quale hotel ti hanno alloggiato. Alza le sopraciglia e mi sorride ammiccando, poi abbassa ancora gli occhi scuri, li rialza. A domani, sussurra.
La superstrada è larga e scorrevole, piante, alberi, verde ovunque e dal taxi vedo là in fondo che si staglia lo skyline della città. L’aria è calda e le strade sono piene di gente nel centro città, i bar sono aperti fino al mattino, chioschi di fiori e giornalai aperti tutta notte. Un popolo di gente che vaga per le strade di notte come fosse giorno. E’ ovvio che essendo appena usciti da una dittatura hanno tutti voglia di vivere. Ti senti sicuro per strada data la presenza di polizia ovunque che è comunque, un ricordo della passata dittatura. Per pochi dollari ho mangiato un enorme filetto di carne alla brace poco prima delle ventitrè quando i ristoranti iniziano a lavorare. Il fuso orario mi tiene sveglio, ma che mi importa, posso dormire il mattino successivo. Mi piace l’idea di poter rivedere chi poi mi avrebbe fatto conoscere la città, la mia guida, mi accorgo che già sto aspettando con ansia.
Sono le diciotto passate da poco quando mi chiamano dalla hall. Scendo.
I nostri occhi si incrociano, un sorriso. Ciao, ciao. Siamo un po’ impacciati. Soliti convenevoli.
Mi racconta che hanno avuto del movimento in aeroporto ma già non importa più quello di ...
... cui stiamo parlando. Ci guardiamo, ci osserviamo, alla ricerca di dettagli fisici. Ci stiamo esplorando. Il suo sentore agrumato arriva al mio naso, annuso l’aria attorno. Ecco le mani, quelle che vorrei toccare subito. Osservo la sua gola, vorrei vedere sotto l’apertura a V della maglietta azzurra. Sotto si nota chiaramente la forma del corpo, anche quella dei capezzoli. Mi si asciuga la bocca, vorrei deglutire ma la mia bocca è secca.
Mi sento osservato a mia volta. E se non passo l’esame? Ma che sto a pensare. Se è qui è perché c’è l’interesse di esserci. I suoi occhi vedo che passano velocemente quasi in un lampo sulla fibbia della mia cintura e per un decimo di secondo anche più giù sui bottoni nascosti dei miei jeans scoloriti ma ben attillati. Poi sono ancora i nostri occhi ad incontrarsi. E’ uno sguardo quello che ricevo come a chiedere scusa per aver buttato gli occhi la sotto oltre la fibbia della mia cintura.
Siamo ancora in piedi nella hall e noto che il portiere ha visto e capito tutto.
Mi dice che è ancora presto e abbiamo tempo per fare una passeggiata. Certo, possiamo andare su da me se vuoi, rispondo. Poi mi accorgo che forse l’ho detto in modo banale, affrettato. Annuisce e ci avviamo verso l’ascensore sotto lo sguardo del portiere occhiuto. Le porte si chiudono. Siamo solo noi due. Siamo vicinissimi, allungo la mia mano destra e afferro la sua mano sinistra, la stringo, ci guardiamo in silenzio. Seri e senza sorriderci. Sento che anche la sua mano ...