1. Adele, rachele e jenny. la casa sul lago. parte 3 (e ultima)


    Data: 28/03/2019, Categorie: Etero Autore: siempreganas

    25/10/2016
    
    Ho rinunciato. Non posso scrivere il mio libro, non ne ho più il tempo, né la forza.
    
    Da due settimane mi trovo in questa casa in riva al lago, dove mi ero trasferito nella speranza di trovare la concentrazione per lavorare alla mia prossima pubblicazione. Non so come farò a giustificare di fronte ai miei colleghi universitari questa défaillance intellettuale. Un mese di congedo e nessun risultato. Trascorro le mie giornate nell'attesa, vivo in un misto tra eccitazione e paura. Le gambe mi tremano quando mi trovo a guardare il lago, in piedi dietro la vetrata. La pioggia sbatte sopra i vetri , e spezza in milioni di iridescenti frantumi lo specchio del lago. È la stanchezza, o il timore di ciò che accadrà. A volte desidero chiudermi in casa, e non rispondere alla porta. Poi, il mio corpo prende il sopravvento e lascio fluire il sangue dalla ragione ai sensi. Al mattino Rachele continua a precedere il mio risveglio con dolci carezze, privandomi degli ultimi residui di energia accumulati durante la notte. Ha preso l'abitudine di farmi trovare sulla scrivania una tazza con un paio di uova sbattute, affinché possa recuperare ciò che lei ha letteralmente succhiato dai miei lombi.
    
    È un gioco talmente gradevole risvegliarsi tra le labbra di una donna compiacente. È come una polluzione mattutina senza lenzuola sporche, né delusione. Ho anche rinunciato alla colazione al bar, poiché dopo il servizio di Rachele mi alzo dal letto solo per permetterle di metterlo in ...
    ... ordine. Mi butto immediatamente dopo sul divano della sala, restando in pigiama a sonnecchiare. Mi alzo definitivamente solo verso le undici, quando mi metto sotto la doccia per tonificarmi e affrontare il pranzo. Quando dico il pranzo, parlo di Jenny. La bella, giovane, fresca Jenny. La ragazzina che mi porta i pasti, come da accordi con la mamma. Jenny sorride sempre, è gioiosa, solare, scherza con ingenuità. Come un gioco si fa prendere, anzi dico meglio, si fa acchiappare, come una gazzella dal leone. Sono io il leone, un vecchio leone affamato, che vede la sua preda come un pasto da sbranare avidamente. E io sbrano Jenny con i baci e le carezze: Jenny è una bambolina che giro e rigiro tra le mie mani. È piccola, minuta, e la faccio sedere su di me, satiro di mezza età senza ritegno. Giochiamo spesso al vecchio maestro e all'alunna monella. La rimprovero e lei abbassa la testa vergognosa, maliziosa come mai. Mi fa eccitare questa sua fanciullezza impertinente. Lei si avvinghia a me con le gambe e le braccia, e io la porto in giro, camminando per la sala, assicurata al mio corpo da un perno che la fa sussultare e ridere e contorcere fino a quando in un rantolo finale tutto si allenta e si illanguidisce in un abbandono sinuoso, succoso, tenero. Mentre il mio corpo però si disfa, si appesantisce, il suo non perde di consistenza, i glutei arrossati restano sodi e il seno, fino a pochi minuti prima manipolato e impastato, lievita come un paio di panini fragranti. Il suo viso è ...
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