152 - Anthology Alessia - Il prof. megadotato
Data: 04/04/2019,
Categorie:
Etero
Autore: ombrachecammina
... mai parlare attese che scendessi dall�auto. Chiuse con la chiave la vettura e con la sua borsa di pelle nera sotto il braccio, si incamminò verso l�ascensore. Premette il pulsante di chiamata e attese che lentamente la cabina scendesse, le porte erano ad apertura manuale, io entrai dopo di lui, sembrava che io fossi il cane e lui il padrone. Arrivammo al piano, uscimmo e lui si fermò davanti ad una pesante porta in legno scuro, lavorata a mano da chissà quale bravo ebanista. Si voltò come se fino ad allora non si fosse accorto che c�ero anch�io e mi disse����Sei convinta di quello che fai???��Si prof sono convinta�.�Si voltò e aprì il pesante battente, entrai dietro di lui e vidi davanti a me un lungo corridoio, subito a sinistra una apertura rettangolare senza porta che dava dentro ad una sala, seguendo lui proseguii e trovai ancora a sinistra una porta chiusa a due battenti color crema con attorno gli stipiti in rilievo lavorati finemente. A destra quasi di fronte una porta a soffietto marroncina, un'altra porta a sinistra identica a quella precedente e in fondo una piccola cucina con un tavolo in laminato noce appoggiato al muro e attorno tre sedie tubolari in metallo cromato ricoperte anch�esse in laminato noce. Sulla sinistra un mobile basso con i pensili sopra, un lavandino in acciaio e una cucina a gas sempre in acciaio lucente.�Questa è la mia povera casa, vieni che te la faccio vedere tutta��Visitai fugacemente una camera da letto e uno studiolo con una scrivania ...
... coperta da una montagna di libri di testo. Ci soffermammo poi nella saletta, in essa c�erano un divano e due poltrone imbottite, ricoperte con tappezzeria in stoffa a larghe righe verdi e nocciola, un televisore con un riproduttore, entrambi della Sony. Entrando a sinistra una piccola consolle stile veneziano e di fronte una porta finestra e una finestra entrambe velate da sottili tende di colore bianco sporco attraverso le quali filtrava la luce del giorno. Sulla destra di fianco al televisore si trovavano un paio di mobili vecchio stile, abbastanza dozzinali e in terra un tappeto simil persiano con predominanti i colori rosso e beige. Le pareti libere erano occupate da un grande arazzo e da un paio di quadri di piccole dimensioni.Mi fece accomodare sul divano e si assentò per qualche minuto per tornare poi con in mano due alti bicchieri colmi di Coca Cola. Certo non era Champagne ma era comunque qualcosa. Lui si sedette di fronte a me e mi disse che dovevo smetterla di chiamarlo professore e che il suo nome era Callisto. Riuscii a trattenere la risata che quel nome mi provocava, era un nome che sapeva di antico, e in effetti lui, in confronto a me, un po� antico lo era veramente. Provai nella mia mente a dargli un nomignolo affettuoso, ma non mi venne in mente nulla di plausibile. Non lo potevo chiamare Calli, non era bello e nemmeno sarebbe stato meglio se l�avessi chiamato Isto, pareva una bestemmia. Gli dissi che in privato gli avrei dato del tu e che comunque mi piaceva e ...