1. Felice di essere becco


    Data: 10/04/2019, Categorie: Tradimenti Autore: benves, Fonte: Annunci69

    Ero un tipo introverso, mi piaceva leggere fumetti e mi trovavo meglio con gli adulti che con i ragazzi della mia età, sempre a scalciare dietro ad un pallone.
    
    Abitavamo al piano terra, poi c’era l’appartamento di una donna anziana che stava sempre dalle figlie e, sopra, la signora Elena, sposata, senza figli.
    
    Elena era ancora giovane ma, naturalmente, a me sembrava già “anziana”, per non parlare del marito poi, che aveva una decina d’anni più di lei e quindi era addirittura più vecchio di mio padre.
    
    Quando lei veniva a passare il pomeriggio da mia madre, che faceva la sarta, non potevo comunque fare a meno di cercare la posizione più idonea per spiare gli stralci del suo corpo burroso che traboccavano dai suoi camici attillati.
    
    Era abbondante e prorompente, di altezza media con le cosce piene, dalla bella carne rosea.
    
    I seni molto grossi, erano sempre pressati da un reggipetto nero, le cui bretelle sbucavano dagli abiti in ogni sua mise.
    
    Con un libro o un giornalino in mano, mi mettevo comodo, spesso per terra su un cuscino, e la spiavo per ore.
    
    Mi piaceva molto guardarla d’inverno, perché sotto la veste portava le calze, a volte nere, altre volte colore del bronzo.
    
    Se ero fortunato, negli attimi in cui spalancava le gambe, vedevo il bordo della calza, le cosce chiarissime e la virgola arrapante delle mutande nere.
    
    Sempre, appena lei andava via, correvo nel bagno per spararmi una sega.
    
    Poi, un’estate, la signora Elena si fratturò il malleolo ...
    ... e, tra ingessatura e convalescenza, rimase a casa per quasi tre mesi.
    
    Qualche volta salii a trovarla con mia madre, ma erano visite brevi perché il lavoro che mia madre faceva non le permetteva di assentarsi a lungo.
    
    La signora, cui ero simpatico, disse che, se non mi seccava, potevo andare a trovarla il pomeriggio e magari aiutarla, se le fosse capitato di aver bisogno di qualcosa.
    
    Accettai di buon grado e non me ne pentii: oltre a trovare un diversivo piacevole alla monotona estate, a casa di Elena ero trattato come un principe.
    
    Mi faceva trovare sempre qualcosa di buono per merenda, potevo leggere ciò che volevo o guardare la tv, a mio piacimento.
    
    Ma la cosa che preferivo era aiutarla e stare con lei.
    
    Faceva caldo ed Elena indossava sempre cosette molto leggere.
    
    Spesso apriva del tutto quei camici fiorati e poi si scherniva dicendo che potevo essere suo nipote e che con me non provava soggezione.
    
    Invece io provavo un miscuglio di emozioni e la spiavo sperando di non essere notato: infatti, non mi ha mai sgridato.
    
    Una volta la aiutai a raggiungere il bagno ma, quando entrò, Elena non chiuse la porta: “Abbi pazienza, Mario, ma mi gira tanto la testa. Lascio la porta accostata... dovessi sentirmi male”. Invece la lasciò spalancata ed io rimasi talmente sconvolto dalla facilità con cui fece scendere le mutande nere, mostrandomi il sedere bianco da matrona, che non riuscii a fingere di non guardare. Lei mi vide e, mentre orinava con suono scrosciante, ...
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