1. Felice di essere becco


    Data: 10/04/2019, Categorie: Tradimenti Autore: benves

    ... deliziosamente mi sorrise.
    
    La mia libertà di movimento aumentava sempre più a casa di Elena.
    
    Quando il mio pisello si gonfiava troppo nei pantaloni leggeri, chiedevo di andare in bagno con una scusa e, con le immagini di lei, scoperta, stampate negli occhi, mi masturbavo incessantemente, anche due volte nello stesso pomeriggio.
    
    Un giorno mi chiese se potevo passarle sulle gambe una crema medicinale.
    
    Aveva una camicetta già sbottonata sul reggiseno nero e una gonna leggera che sollevò davanti a me.
    
    Anche i suoi slip erano neri, come il solito, ed io sentivo la terra venirmi meno sotto i piedi: potevo toccarla ma ero terrorizzato.
    
    Avevo paura capisse che le mie carezze nascondevano il mio infinito desiderio.
    
    Ero soltanto un ragazzo!
    
    Spalmare quel prodotto scivoloso sulle sue cosce depilate, arrendevoli, era una specie di biglietto per il paradiso.
    
    Mi fermò un attimo la mano e chiese, innocente: “Mario, siamo sicuri che la porta sia chiusa?”.
    
    Mi mandò a controllare e quella complicità così intima mi fece bruciare le tempie, tornando sui miei passi mi girava la testa, come se fossi ubriaco.
    
    Quando rientrai in camera, si stava abbassando anche le mutande e, per la prima volta nella mia vita, mi trovai a pochi centimetri dal suo cespuglio nero.
    
    Avevo intravisto già una figa di una ragazza ma mai così da vicino.
    
    “Non ti scandalizzare, lo so che sei un bravo ragazzo. Vedi, così puoi muovere meglio le dita: mi farà bene”.
    
    A furia di ...
    ... salire tra le cosce e di scivolare con le dita, le entrai dentro con l’indice un paio di volte. Controllai il suo viso, aveva gli occhi socchiusi e un’espressione estatica: non si lamentò, non disse nulla.
    
    La nostra stava diventando complicità
    
    Non ero più padrone dei miei gesti, iniziai a frugare in quello spacco che sembrava non finire mai tanto era arrendevole, succoso, dolce, caldo e accogliente.
    
    Il giorno dopo m’insegnò a succhiargliela.
    
    La toccai, senza parlare, per due o tre giorni.
    
    Mi permise di esplorare il suo corpo, quel corpo di donna che avevo tanto sognato, desiderato.
    
    Non mi sembrava vero: ero quasi infantile nella ricerca affannosa delle sue carni.
    
    M’infilavo sotto gli slip, sotto i seni umidi di sudore, la toccavo in tutte le posizioni; mi alzavo in piedi e mi mettevo alle sue spalle, per toccarla dall’alto oppure mi prostravo per terra, per infilarmi da sotto il tavolo nel profumo misterioso della sua intimità.
    
    Quando proprio non ce la faceva più, dopo ore di carezze libidinose, mi tirava la testa con le mani e mi affogava nella sua fregna.
    
    I peli trasudavano liquidi che io leccavo e suggevo, fino all’ultima gocciolina.
    
    Lei sussultava ed ansimava sulla sedia o sul letto, quando veniva.
    
    Voleva che leccassi in fretta in quei momenti, e si mordeva le labbra mugolando per non gridare. Poi venne la fine di quella settimana pazzesca, e c’era suo marito, di sopra.
    
    Il lunedì lei andò al controllo ed il martedì nemmeno stette in ...
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