1. Sabrina


    Data: 16/04/2019, Categorie: Etero Autore: Anteros

    La prima volta che la rividi la riconobbi subito. Erano passati più di dieci anni, ma non era cambiata. Stesso viso da bambina spaurita. Provai subito quell’antico tuffo al cuore e sentii gonfiarsi i pantaloni. Non è bella, con gli anni è ingrassata, ma su me ha sempre fatto effetto. Con uno sguardo può rapirti, ha un fascino sensuale che non ho mai ritrovato in nessuna.
    
    Anche lei si ricordava di me, guardandomi mi sorrise. Arrossì ma non si fermò.
    
    Ci eravamo lasciati in malo modo. Anzi, fui io a lasciarla. Era solo un gioco, eravamo due bambini e certo non potevo sapere che me la sarei portata dentro per tutti questi anni.
    
    C’eravamo completamente persi di vista, non sapevo se avesse studiato, che lavoro facesse, se fosse sposata o avesse figli.
    
    La mia vita nel frattempo era radicalmente cambiata. Non ero più il ragazzino giocherellone di un tempo. Mi ero fatto uomo ed anche abbastanza in fretta, visto che il destino non mi aveva fatto sconti. Avevo compiuto diversi errori e ancora li stavo scontando.
    
    Avevo avuto diverse donne, tutte quelle che volevo. La mia posizione sociale, il mio aspetto piacente le attira come mosche sul miele.
    
    Ma non avevo mai trovato l’amore. Non l’avevo mai neanche cercato.
    
    Negli anni mi era capitato spesso di ripensare a quel flirt adolescenziale. Provavo tenerezza per quel pomiciare sotto un lampione, al parco.
    
    Per lei avevo fatto cose strane. Andarla a prendere a scuola, comprarle dei ninnoli. Non so neanche io perché. ...
    ... Non me l’aveva mai nemmeno data. Era così piccola … a mala pena le avevo insegnato a baciare …
    
    Rivederla mi fece riprovare i brividi di quella lontana estate. Ero deciso a rintracciarla, volevo scambiare due parole, sapere che fine avesse fatto. Cose così.
    
    Da alcuni amici seppi che era venuta a stare in centro, lavorava con i bambini e aveva una relazione stabile che durava da parecchi anni.
    
    Era cresciuta insomma. Nonostante il suo viso fosse ancora di bambina ingenua.
    
    Mi feci dare il numero di cellulare ed una sera che avevo bevuto una birra di più, mi decisi a chiamarla.
    
    Rimase in silenzio per un po’, prima di assalirmi per sapere da chi avevo avuto il numero.
    
    Sembrava ancora furiosa per la maniera in cui l’avevo scaricata un secolo fa. È una che non molla.
    
    Poi si sciolse. Iniziammo a ricordare i vecchi tempi e ci salirono alla mente scene che avevamo completamente scordato. Ero un po’ su di giri e le dissi, non so perché, che non l’avevo mai dimenticata.
    
    La sentii sorridere. Forse aveva capito che non ero in me. Ma non si oppose quando le chiesi di vederci, magari per un aperitivo.
    
    Ci incontrammo nel week end. Si era messa in tiro, canottiera che metteva in risalto le tette e tutte quelle cose che le donne fanno per piacere agli uomini. O forse a loro stesse. Senza esagerare però, è una ragazza semplice, non come certe donne che frequento, artificiali di carattere e di aspetto.
    
    Ci sedemmo e riprendemmo la conversazione. Ero nel pieno delle mie ...
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