Quando si dice un sogno - 1
Data: 23/04/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: adad
Conoscevo Alex fin da quando eravamo piccoli. Le nostre famiglie abitavano nello stesso condominio e avevamo condiviso lo stesso asilo, le stesse scuole, le stesse esperienze, le stesse ragazze… no, mi sono spiegato male: non voglio dire che ci scopavamo le stesse ragazze, ma solo che frequentavamo gli stessi giri, ma poi all’atto pratico, ognuno si faceva la sua figa.
Fu per questo che quando arrivò il momento di iscriverci all’università, decidemmo di prendere un appartamento assieme. Abitare sotto lo stesso tetto rafforzò ancora di più la nostra amicizia e ci ritrovammo a passare molto tempo assieme nel massimo affiatamento, tanto che qualcuno cominciò a sospettare che fossimo una coppietta di quelle.
A quei tempi i froci non erano ancora di moda, anzi! Quando qualcuno veniva individuato e preso di mira, se gli andava bene erano chiacchiere e malignità a non finire, se gli andava male… beh, basta leggere la cronaca di quegli anni, i pestaggi o i ricatti che il poveraccio subiva.
Le cose filavano lisce, l’unica novità fu che, avvicinandosi la sessione d’esami, ci ritrovammo talmente assorbiti dallo studio da diradare la parte ludica delle nostre vite, in pratica rallentammo la normale frequentazione con l’altro sesso, così che i nostri sfoghi sessuali, fino ad allora eterodiretti, furono sostituiti da una gestione autonoma, diciamo ‘manuale’, della cosa. Insomma, ci facevamo un casino di seghe la notte, come testimoniavano spesso le chiazze giallastre sulle ...
... mutande che la mattina nascondevamo in fondo alla cesta della roba sporca.
Ora, nella confidenza che era cresciuta fra di noi, non ci facevamo problemi a girare per casa in mutande, soprattutto appena alzati dal letto, quando venivamo in cucina a prepararci la colazione. E fu così che avvenne.
Una mattina, mi ero alzato abbastanza presto, perché ero indietro con un esame e avevo intenzione di studiare qualche oretta prima che si alzasse Alex, che naturalmente avrebbe creato un po’ di scompiglio.
Era la fine di maggio e la temperatura era gradevole, così in mutande e maglietta come stavo, mi ero seduto al tavolo della cucina, accanto alla finestra aperta, e davo un’occhiata a una vecchia rivista, mentre sorseggiavo il caffè. Ad un tratto, sentii scricchiolare la porta: Era Alex che entrava, con gli occhi ancora assonnati.
“Buongiorno.”, sbadigliò, andando verso il fornello per vedere se era ancora caldo il caffè nella macchinetta.
Sollevai gli occhi a guardarlo, mentre, dandomi le spalle, si versava il caffè nella tazzina e girava col cucchiaino. Indossava solo uno slip sformato e scomposto sulle natiche. Aveva un bel fisico tonico, sportivo, come me del resto. In quel momento si girò prese a venire verso di me. La cosa mi balzò subito agli occhi: la turgida erezione che gli tendeva trasversalmente il davanti dello slip, intendo. Scoppiai a ridere.
“Hai fatto un incubo stanotte?”, feci, accennando al durello nello slip.
“Ho sognato che mi facevi un pompino.”, ...