Pareva una santa, ma ...
Data: 02/05/2019,
Categorie:
Etero
Autore: 369123
Pareva una santa, ma …
Ciao a tutti, sono Nevio che vi racconta come è proseguita la storia con Roberta (vedi il racconto precedente “Pareva una santa”). Il giorno dopo la scopata sul bancone del negozio, sono tornato nella sua bottega per finire la sistemazione del bruciatore. Essendo accompagnato da un operaio non ho potuto fare altro che comportarmi sempre da corretto imprenditore, saluti molto formali, anche se comunque molto cortesi, e certamente nessun accenno alla serata di fuoco sul bancone. Oltretutto le due commesse sembrano aver gli occhi più per spiare il nostro comportamento che non per la clientela: che abbiano intuito qualcosa?
Dato però che si doveva lavorare soltanto la sera, oltre le 17, dopo un paio d’ore commesse e clienti se ne vanno, mando a casa l’operaio dicendogli che per quello che c’è da fare posso arrangiarmi da solo e quindi chiudiamo la serranda della bottega (sarà un atelier, ma per me rimane sempre solo una bottega).
Appena soli Roberta, un po’ rossa in viso, mi si avvicina dicendomi:
- Nevio, devi dimenticare quanto è successo ieri. Non so cosa mi abbia preso, non è da me comportarmi in quel modo, non avevo mai tradito mio marito, dimentichiamo tutto.
- Cara Roberta, ieri è successo quello che volevamo tutti e due, a tuo marito non hai portato via niente, anzi gli hai regalato qualcosa.
- Cosa posso avergli regalato, non ti capisco.
- Carissima la mia Roberta, un bel paio di corna gli hai regalato, non ti pare?
- Nevio, ...
... Nevio, non scherzare, io mi sento in colpa, anche perché devo dire che quello che ho provato con te neppure sapevo fosse possibile.
- Vedi che ho ragione? E così dicendo la stringo a me con la sinistra, togliendole la parola con la lingua in bocca, mentre la destra scende a palparle il culo e poi la fica.
Appena può recrimina un po’, ma poi si scioglie rispondendo al bacio e avvinghiandosi a me:
- Nevio mi fai impazzire, con te perdo la testa ed il pudore, mi par di diventare una di quelle.
- Questo è solo l’inizio, cara la mia troietta, vedrai che alla fine sarai più che soddisfatta.
Detto questo le levo la maglietta e slaccio la gonna che cade a terra lasciandola in reggiseno e mutandine, stavolta ambedue di pizzo nero; quindi prendo un grosso asciugamano, lo distendo sul bancone dopo di che alzo Roberta e ve la sdraio sopra. Senza dire nulla Roberta si slaccia il reggipetto e si leva l’ultimo pezzo di intimo, rimanendo nuda: una fica nera, pelosa che attende di essere baciata. Cosa che faccio subito, allargandole le gambe e ficcando la mia lingua in quella tazzina sbrodolosa.
Mentre lei si agita in preda ad un primo, piccolo, orgasmo, io le ficco un dito nel culo, che trovo stretto e sicuramente vergine.
- Roberta, ma hai il culo vergine? Quel cretino di tuo marito non ci è mai entrato?
- Non ci ha mai pensato, credo. Lui mi viene sopra, mette il cazzo nella fica, quattro colpi e poi si gira sul fianco a dormire, convinto di aver fatto chissà cosa. ...