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Eva e Pat: sorelle di sangue (parte 1 di 2)
Data: 12/05/2019, Categorie: Etero Autore: Seinove
... tengo nascosto il kalashnikov. Ma scopro che il lucchetto è stato fatto saltare. Guardo dentro: il fucile è sparito! Come cazzo facevano a sapere...? È evidente che ho a che fare con gente esperta. Mi conoscono bene e hanno preso le dovute contromisure. Io invece non so NULLA di loro, e ciò mi mette in posizione di grande svantaggio. Mi rassegno ad aspettare queste famose "istruzioni". L'attesa è snervante, ma finalmente nel pomeriggio mi arriva un messaggio sul telefonino: "Fra 30 minuti al casolare abbandonato in via Collinara 69. Aspetta davanti all'ingresso. Puttana." Riconosco lo stile del gigante russo. Beh, coraggio Pat; almeno qualcosa si smuove. ******************************* (capitolo 4:) RICATTO MOSTRUOSO ******************************* Prendo un taxi per andare sul luogo dell'appuntamento. L'autista si accorge che ho un aspetto stravolto. - «Signora, che le è successo? Qualcuno l'ha aggredita?» - «Fatti i cazzi tuoi, pensa solo a guidare e tieni la bocca chiusa!» Ci rimane un po' male. Mi spiace di essere brusca con quel poveraccio, ma non sono dell'umore di fare conversazione. Arriviamo all'indirizzo. È un rudere abbandonato, in una zona boschiva fuori mano. Scendo dal taxi e dico all'autista di aspettarmi. Percorro una stradina sterrata fino ad arrivare di fronte al casolare. Da dietro un angolo sbuca un omone vestito di scuro. Ha il volto scoperto, ma la sua enorme stazza lo identifica chiaramente come il Terminator che mi ha rifatto i connotati. Prende il suo ...
... taccuino con le traduzioni russo/italiano: - «Entra in casa...», poi gira pagina e aggiunge «...troia!» A quanto pare il simpaticone ha un'intera pagina con gli insulti in italiano. Lo aiuto ad aggiornarla: «Spasiba, stronzo!» Dentro c'è solo un tavolaccio su cui è appoggiato un PC portatile. Il gigante lo accende e mi fa cenno di guardare. Lo schermo mi mostra un uomo sulla quarantina intento a mangiare. È vestito in modo elegante. Ha il volto scavato e lo sguardo inespressivo. Si pulisce compostamente la bocca con un tovagliolo ed inizia a parlare in un inglese fluente, con accento russo. - «Buongiorno, signora Visentin. Il mio nome è Vassilj Seynov. Spiacente di conoscerci in una situazione poco cavalleresca, ma le circostanze impongono concretezza.» - «Dov'è Eva? Cosa le avete fatto?» - «La signorina Van Maar sta bene. O almeno...diciamo che è ancora viva. E il fatto che rimanga tale dipende soltanto da lei, cara signora.» - «Voglio vederla. Voglio parlarci. Adesso!» - «A sua disposizione», risponde freddamente Seynov. Subito dopo la sua immagine sul monitor viene sostituita da una scena che mi toglie il fiato. Eva è legata mani e piedi alle gambe di un cavalletto. È nuda e ha un bavaglio sulla bocca. Ci sono anche gli altri due rapitori incappucciati: uno le sta facendo il culo da dietro, mentre l'altro la percuote con uno scudiscio. I suoi gemiti disperati mi straziano il cuore. Quello con lo scudiscio le toglie il bavaglio e le mette un microfono davanti alla bocca. - ...