La scoperta di ahmed: dubai (capitolo 8)
Data: 20/05/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Evan18
... cellulare"
"Cosa?! Cosa ci fai?"
"muoviti e stai zitta, troia!"
Strappo la mia c.i. e il passaporto, cercando di fermarlo, ma non riuscii. Lanciò poi il mio telefono in strada che divenne vittima delle ruote dei mezzi che ne fecero mille pezzi.
"Ma cosa hai fatto?!"
"zitta!" stringendomi di nuovo
"Ma come faccio ora a tornare in Italia?"
"Tornare in italia? AAHAAHAH e chi ha mai detto che tornerai in italia? Io non te lo impedirò di sicuro, ma da oggi tu vorrai restare sempre quì. E, quì, comando io!"
A testa bassa e triste e arrabbiato, mi pose sotto gli occhi un ultimo modello della casa della "mela", color rosa schock: "Questo è il tuo nuovo telefono. C'è tutto quello che serve ad una troia come te"
Non so, ma questo gesto calmò la mia rabbia, e sembrava che davvero ci tenesse a me (a modo suo), ma fu un gesto d'affetto. Diedi velocemente un'occhiata alle app, tutte di siti porno o di incontri. "La musica che ascolterai, la decido io" disse. Le foto invece ritraevano cazzi o riportavano farsi a sfondo sessuale.
Camminammo per diversi kilometri e mi fece sedere in auto, una tedesca lussuosa, che seppur in contrasto col suo abbigliamento sportivo e rozzo, ne sfoggiava la ricchezza. "Devi sistemarti ora"
Pensavo che in macchina saremmo arrivati al sodo. Ma invece di sodo, rimase solo il suo cazzo, ben visibile nei pantaloni della tuta. Provai a toccarlo, massaggiandolo e sentendone la potenza. "Hey, baby, lo so che lo vuoi, ma sono io a ...
... decidere quando". Un pò deluso mi fermai. Riamenmmo in silenzio per mezz'ora di viaggio.
Ma cosa c'era da sistemare? Cosa dovevo fare ancora?
Arrivammo poi in centro-città di fronte ad un enorme grattacielo.
Lo seguii in un corridoio enorme e lussuosissimo: si fermò ad una porta e bussò. Un ragazzo arabo sui 20 anni aprì e dalla porta apparve quello che sembrava essere proprio un sexy shop.
Il mio papi poggiò una banconota da 100 dollari sul bancone e mi osservò, come ad indicare al ragazzo, quello che già sapeva di dover fare con me.
Il ragazzo mi prese per mano dicendo qualcosa in arabo e mi condusse in una stanza poco lontana dal bancone. In inglese mi chiese di spogliarmi e iniziò a massaggiarmi con un olio profumato, senza mai sfiorarmi il cazzo. Dopo qualche minuto si fermo e mi chiese di distendermi.
Prese un aggeggio strano che riuscivo ad identificare come un ago grande. Mi chiese di esporre bene la mia pancia. Lo posizionò all'altezza del mio ombelico e uno scatto accomapagnò il mio grido secco di dolore.
Mi chiese di aprire la bocca e di esporre la lingua. Stessa situazione. Ago, scatto e un tenero dolore.
Mi sollevai e lo specchio di fronte a me mi rivelò il risultato di quei gesti: un piercing all'ombelico che mostrava anche un diamantino sulla punta e una sensazione strana alla lingua che mi costrinse a cacciarla rivelando un piercing proprio che quai la trafiggeva.
Ancora incredulo, mi fece sedere di nuovo. Questa volta iniziò a sforbiciare ...