Il collare - Cap.5
Data: 31/05/2019,
Categorie:
Zoofilia
Autore: SBD, Fonte: EroticiRacconti
... il peso di Ged facesse tutto il lavoro. Chiamò il marito, allora, piagniucolando in modo isterico. Io attendevo, sentivo sua la fica, già di per sè stretta, irrigidirsi per la paura, stringersi attorno al mio cazzo con un laccio emostatico. Alberto mi fù addosso in un lampo, mai l'avrei detto, ma un ringhio sommesso bastò per farlo desistere subito. Martina si dibatteva, non sapevo come farle capire che era meglio per tutti e due che si mettesse l'anima in pace, per ora almeno. Mi allungai sul suo collo, vincedo la resistenza per il suo insopportabile profumo, e me lo lasciai scivolare tra le mascelle come avevo fatto con Sveta. Si calmò istanteamente. Sentivo il corpo sottile scosso da piccoli fremiti, il battito forsennato del suo cuore. Mi eccitò terribilmente tenerla ferma in quel modo. Sentii il desiderio, il bisogno quasi, di spingere ancora, nonstante non sentissi quasi più il cazzo da quanto era diventata stretta. Lei guaì neanche l'avessi morsa, ancora chiamando il nome del marito in soccorso, mentre si contorceva preda di un ennesimo, poderoso quanto umiliante orgasmo. Proprio allora notai Sveta. Se ne stava in pigiama, con gli occhi sgranati e la mano a coprisi la bocca, scioccata, sulla scala dall'altra parte della sala. Poi arrivò l'acqua. Fredda, anzi, ghiacciata. Alberto, con tutta la sua proverbiale calma, era nel frattempo corso in cucina e, una volta riempita un a pentola d'acqua di rubinetto, era tornato a rovesciarmela addosso. A rovesciarcela, per ...
... essere precisi. Guaii sorpreso, proprio come la povera Martina, a cui l'acqua ghiacciata diede il copo di grazia. Perse conoscenza credo. Io fui libero, quasi grato, di sfilarmi e corsi in un angolo della stanza. Per quanto poco probabile come eventualità, non volevo suscitare reazioni violente in Alberto, quindi mi acquattai in segno di sottomissione. L'uomo aveva lo sguardo allucinato, la pentola vuota ancora in mano. Guardava la giovane moglie riversa a faccia in giù sul divano, una quantità di denso di sperma canino le colava tra le cosce, giù lungo le autoreggenti nere, così come sulla stoffa del bracciolo del divano, fin sul tappeto costato svariate migliaia di euro. Il suo cervello, dopo aver fatto la sua parte nell'emergenza, sembrava ora incapace di fare i conti con quello che aveva davanti. Fù Sveta allora a soccorre Martina. Accorse al suo fianco, dandole per prima cosa qualche buffetto per riscuoterla. Potrei giurare che sotto l'apparente, e quantomai dovuta, partecipazione per la sua padrona, ci fosse un'ombra di divertita soddisfazione a vederla in quello stato. Realizzando che nessuno sembrava intenzionato a dire o fare qualcosa nei mie confronti, imboccai la porta, rimasta aperta dall'arrivo di Alberto, e uscii in giardino. Trascorsi lì la notte, indisturbato a guardar le stelle. Il mattino dopo mi risvegliai, un cappio mi stringeva il collo. Un tipo corpulento, con una tuta grigia ed un buffo berreto da macchinista d'altri tempi, ne reggeva il manico. Ringhiai. ...