Come parlarne - Capitolo VII
Data: 09/06/2019,
Categorie:
Feticismo
Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti
... neanche uno sguardo. Le Adidas sembravano avercela con me e si frapponevano costantemente tra me e gli oggetti del mio desiderio. “Cos’hai?” La domanda mi colse impreparato, anche se avrei dovuto aspettarmela, vista la capacità di Debora di leggere le mie emozioni. “Qualcosa non va?” insistette, sorridendo divertita. “Sei ancora curioso di sapere cosa è arrivato?” “Perché hai ancora le Adidas addosso?” domandai infastidito. Diede uno sguardo sorpreso alle scarpe, poi ritornò su di me, scuotendo le spalle: “Gli sto dicendo addio. Stasera le butto…” Fui io ad essere sorpreso questa volta: “Ma non sono le tue preferite?” “Purtroppo le mie preferite si stanno bucando… Non posso mica continuare ad usarle… Perciò… Era per questo che eri agitato?” Chinai lo sguardo: “Non ero agitato, ma… insomma… tu sai che…” Rise, interrompendomi. Riportai i miei occhi su di lei che si alzò dal divano e venne davanti a me. Intanto io mi chiedevo il perché del suo ridere. “Tesorino, ti svelo un segreto…” mise le braccia attorno al mio collo, fissandomi negli occhi e sommergendomi con il suo profumo. “Noi ragazze non siamo diverse da voi maschietti… Capito?” Le restituii uno sguardo incerto, scuotendo appena la testa. “Anche a noi piace dedicarci al… al sesso… Lo so che vedere i miei piedini ti eccita. E vorresti sempre stare in uno stato di… piacere. Lo capisco perfettamente che con me vuoi fare certe cose. E sottolineo con me… Con me, ok? Comunque… alle ragazze piace godere come ai ragazzi. ...
... Perciò anche a me piace fare certe cose con te. Mi piace godere. Ma ci sono giorni in cui... In cui il mio corpo mi dice di no. Capisci?” “Il ciclo?” “Sì, sai come funziona, vero?” “Ho sentito dire che vi incazzate come delle bestie… Ma tu devi essere diversa…” Scoppiò a ridere. “No… chi te lo ha detto? Non è proprio così, forse, quasi…” “Mi piacerebbe capire meglio… mi fa stare male quando non capisco cosa provi…” “Ne parliamo un’altra volta, va bene? Non sei curioso di sapere cosa c’è nel pacco?” “La console? È arrivata quindi…” “Mmm sì…” ma nella sua voce c’era uno strano tono e la cosa mi fece insospettire. Ed infatti quando entrammo nella sua stanza la console non c’era, o meglio, non c’era quella che mi aspettavo. C’era invece uno strano contenitore in legno, nero e rosso, che ad una prima impressione sembrava la tazza di un gabinetto. Su due fianchi, tra di loro opposti, c’erano due bracciali in pelle, ciascuno agganciato alla scatola con la propria catena, mentre gli altri lati avevano un buco, che mi ricordava l’entrata della cuccia di un cane, e una strana manovella in metallo. Sopra, il contenitore era aperto, rivestito con della pelle rossa bombata, come fosse un cuscino. Mi resi conto che anche all’interno del contenitore c’era un pannello piano, anch’esso con la stessa pelle rossa bombata. Non avevo mai visto un simile oggetto, ma mi fu molto facile capire che non era una console per videogiochi, né tantomeno uno strumento elettronico di qualsiasi tipo. Sembrava ...