1. Arrivederci, si. Ma a modo nostro.


    Data: 12/06/2019, Categorie: Masturbazione Autore: Berny2

    L'odore pungente di cantina li colpì non appena aprirono la porta. Armeggiò brevemente per cercare l'interrutore e poi una luce debole ma calda, proveniente da una semplice lampadina appesa al soffitto, illuminò la stanza. Attrezzi da lavoro, qualche piccola cianfrusaglia e un vecchio armadio, che Dio solo sa che cosa poteva contenere. Un classico scantinato, ne più ne meno, come i milioni di scantinati che c'erano nel mondo. C'era anche un piccolo sgabello, ma soprattutto c'era la poltrona: era una vecchia poltrona in velluto di un verde slavato, con grandi ed ampi braccioli imbottiti. Non faceva una gran bella impressione, in effetti, ma sembrava pulita, e questa era l'unica cosa che a loro interessava. Perchè dovevano usarla quella poltrona, e usarla nudi. Erano nel palazzo in cui lei aveva un appartamento in affitto. Era stata in città per alcuni giorni e prima che se ne andasse lui voleva passare per salutarla. Si conoscevano ormai da tanto tempo, ma la lontananza fisica li aveva costretti a chiacchierate, si intense, ma virtuali. E fu proprio durante una di queste chiacchierate in chat, che si confessarono di essersi masturbati ogni tanto pensando l'uno all'altro, anche se entrambi erano già impegnati. E quando si rividero, lì, in quell'androne freddo del palazzo, dopo pochi convenevoli fu naturale prendersi per mano per andare a rintanarsi in quello scantinato angusto ma tranquillo, perfetto per quello che erano intenzionati a fare. Chiusero la porta e la tensione ...
    ... si fece più pressante. Erano lì, in piedi, frementi di eccitazione, ma nessuno dei due sembrava riuscisse a fare la prima mossa. Fu lui, infine, che iniziò a slacciarsi i jeans. Li sfilò completamente e, dopo un bel respiro, si abbassò i boxer. Il cazzò svettò fuori improvvisamente, già bello duro. Gli occhi di lei furono rapiti da quel grosso uccello, di cui tanto aveva fantasticato durante le sue carezze solitarie. Iniziò a scrutarne la cappella tonda e rosea, per poi percorrerne con lo sguardo tutta la lunghezza fino ad arrivare ai coglioni. Due bei coglioni grossi, e carichi, a quanto sembrava. Le venne subito voglia di prenderlo in mano e stringerlo, chissà come doveva essere duro. Ma soprattutto di prenderlo in bocca e succhiarlo, succhiarlo profondamente. Ma i patti erano chiari:"Masturbiamoci insieme, guardiamoci godere, ma a debita distanza...". Era il massimo che si volevano concedere e a cui potevano arrivare; e, in fondo, era giusto così. Erano pur sempre impegnati, dopotutto. Lei esitò un pò. Era nato tutto così in fretta, e la fretta, sapeva, era cattiva consigliera. Ma ormai il dado era tratto, non si poteva più tornare indietro. Alzando leggermente il vestito bordeaux che indossava, si sfilò i collant. Il freddo di quell'ambiente le fece venire un brivido; o era quello che stava per fare? Si sollevò l'abito attorno alla vita e, con un gesto che a lui sembrò durare un'eternità, si abbassò gli slip, che cadderò velocemente ai suoi piedi. Era lì, nuda, di fronte ...
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