1. pipì (ed altro) confidenze dal web 4


    Data: 16/06/2019, Categorie: Altro, Autore: robertino48

    DA FUTURALa vergogna di farsi la pipì addosso. Ma chi è più indecente?Germana Vitali*Sono circa le 21:00 a Milano, in una serata di inizio settembre che fa sentire � con l�arrivo delle prime perturbazioni � la fine dell�estate. Qualche brivido sulla pelle suggerisce che sebbene non sia ancora necessario il cappotto, certamente lo è tornare a mettere le calze. Di ritorno dall�ufficio, mi sono concessa un momento per salutare degli amici che, di ritorno dalle vacanze, si sono dati appuntamento in Piazza Gae Aulenti. Ora li saluto, è ora di rientrare a casa. Torno alla metro in direzione Cadorna. Tempo di attesa: 8 minuti. Mi sembra un�eternità rispetto ai ritmi con cui ci muoviamo in città, ma accetto comunque la situazione di buon grado � forse è ancora in vigore l�orario estivo � mentre mi accorgo, complice l�aria fresca arrivata d�improvviso, che ho bisogno di andare al bagno.Arriverò a casa non prima di 20 minuti circa, mi dico. Cerco un bagno. Inutilmente, poiché scopro che in metro non esistono bagni. A quel punto, mi accorgo che il bisogno è diventato quasi urgenza. Decido di perdere la metro e di cercare un bagno nella stazione delle ferrovie al piano superiore. Attraverso i corridoi, sembrano lunghissimi. Le biglietterie sono chiuse, non i negozi. Mi fermo al supermercato e con naturalezza, oltre l�imbarazzo dell�avere di fronte un uomo, esprimo la mia urgenza di un bagno. �Signora, qui da noi non è possibile�, dice, mortificato. �Vada a sinistra in fondo, scenda la ...
    ... rampa e subito a sinistra troverà i bagni. In alternativa vada di fronte, salga con la scala mobile al piano superiore e li troverà sulla destra, ai binari�. Ringrazio, mi avvio: velocemente, ma senza correre, non posso.Finalmente vedo l�ingresso ai bagni. Comincio a gioire, ma è chiuso a chiave. Chiuso quello per le donne, chiuso quello per gli uomini, chiuso quello per disabili. Trattengo: anche il respiro. Mi scopro a rimproverarmi per non aver previsto �per tempo� che un po� di aria fredda improvvisa avrebbe potuto impedirmi di trattenere la pipì per più di un�ora. Siamo sempre molto brave a colpevolizzarci. Intanto mi metto a seguire la seconda alternativa offertami dal dipendente del supermercato.L�urgenza è diventata ormai impellente, complici le folate di aria sempre più fredda. Sono finalmente ai binari della stazione ferroviaria di Garibaldi. Vedo i bagni, mi affretto. Sono chiusi anche questi: addirittura con un catenaccio. Il senso di frustrazione e di vergogna cominciano a farmi pressione in gola e in tutto il resto del corpo. Vedo una donna, orientale, con una bambina al seguito, venire da dietro il muro di confine che porta all�ultimo binario. Mi affretto in quella direzione. C�è solo un motivo per cui una madre con sua figlia decidono di frequentare un angolo così buio della stazione: deve esserci un bagno aperto o un qualcosa dove la bimba possa far pipì. Mentre mi avvicino a loro però, lo sguardo di profondo sconforto della bimba e quello irrigidito dalla ...
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