Tavolo 32
Data: 21/10/2017,
Categorie:
Sentimentali
Autore: passepartout, Fonte: EroticiRacconti
Da quando si era licenziato, trascorreva le sue giornate alla Caffetteria della Ragione, un grazioso locale in stile liberty sotto i portici della Piazza del Mercato, dove ogni giorno, decine di banchi di frutta e alimentari trovavano posto, cercando di attrarre avventori sempre più distratti dall’offerta della grande distribuzione. Arrivava intorno a mezzogiorno, si sedeva sempre allo stesso tavolo, il 32, dal quale poteva vedere attraverso la grande vetrata l’andirivieni delle persone e godersi la luce naturale, nelle poche e fortunate giornate nelle quali il sole decideva di riscaldare quella landa. Queste immagini non lo distoglievano dall’esercizio quotidiano dello scrivere, anzi, a volte erano d’aiuto, suggerendogli personaggi, modi di fare o vestire. Alle sette si alzava, salutava garbatamente e se ne tornava nel suo solitario appartamento, posto all’ultimo piano di uno stabile senza ascensore, nel cuore della città vecchia. C’era una cameriera che più di ogni altra aveva attirato la sua attenzione, una donna sulla quarantina, dai capelli castani tagliati corti ed uno sguardo profondo, era sempre molto cortese pur mantenendo un certo distacco, che concluse dovesse essere parte della sua natura. Quando lo serviva l’uomo leggeva nello sguardo verde tutta la sua curiosità; così un giorno che il lavoro era calmo, quando gli portò il caffè le chiese di sedersi un momento, un po’ imbarazzata dopo essersi guardata intorno, accettò. “Piacere, Virgilio” le disse tendendole la ...
... mano. “Elide, piacere” mormorò stringendola. Rotto il ghiaccio si spinse oltre: “Posso farle una domanda?” “Certo, mi dica pure Elide” “Cosa fa qui tutti i giorni, voglio dire, che cosa scrive?” “Racconti, scrivo racconti, prendendo spunto da ciò che osservo. La vita che attraversa questo locale è una fonte inestimabile di ispirazione” “Che genere di racconti?” “Storie, ognuno di noi è portatore di una storia, anche lei ne avrà una da raccontare, immagino” “Si, probabilmente si, ma non sono sicura di volerlo fare” disse alzandosi dalla sedia. “Quando lo vorrà, sarei lieto di ascoltarla” concluse fissandola negli occhi. Imbarazzata ma riflessiva tornò verso la sala. Alle nove, Elide salutò il proprietario e uscì verso casa, camminava sotto i portici illuminati, intabarrata nel suo cappotto, con un cappello di lana in testa, l’umidità le entrava fin dentro le ossa. Prese il vicolo all’incrocio con la piazza e sbucò sul corso, dove si mise in paziente attesa del tram, che arrivò quasi subito; poche fermate e fu’ davanti all’ingresso del suo palazzo. Viveva in un pianterreno accanto alla portineria di uno stabile appena fuori il centro, una vecchia costruzione degli anni ’30. Entrò in una casa piccola ma dignitosa, accese la lampada a piantana accanto alla finestra e si abbandonò sul divano, lasciò che la mente volasse via, pensò a ciò che gli aveva detto Virgilio, alle storie; alla sua storia, che forse non era ancora pronta per essere raccontata. Si alzò, andò in cucina, mise su ...