Noi siam come le lucciole...
Data: 10/07/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: adad
... quasi si fermarono, ma quando si accorse che il giovane non aveva mosso ciglio, non aveva neanche sollevato gli occhi a guardarlo, la Fernanda si fece forza e proseguì il suo cammino. Ma non aveva fatto venti passi, che si voltò a guardare indietro: il tipo era sempre lì, sempre a menarselo con lenta indolenza.
Rimase fermo per un pezzo, fissando lo spettacolo sempre più arrapato, poi si voltò e tornò indietro.
Gli si avvicinò.
“Ciao” fece con un filo di voce, mentre allungava la mano a sfiorare con la punta delle dita la magnifica creatura.
L’altro sollevò lo sguardo.
“Ti piace il cazzo.”, fece con voce profonda: era un’affermazione, più che una domanda.
La Fernanda si sentì la lingua impastata.
“Sì”, biascicò.
“Ciuccialo, allora!”, ordinò il tipo, mettendogli una mano sulla spalla e forzandolo a inginocchiarsi.
Trovarsi faccia a faccia con lo splendido arnese, che l’altro gli presentava del tutto scappellato, diede un brivido di libidine feroce alla Fernanda, che accostò le labbra al pomello sbavato e cominciò a slinguare la bava viscida che lo ricopriva. Il sapore salmastro lo elettrizzò e si diede a leccare con maggior calore.
“Ti ho detto di ciucciare, non di leccarmi il gelato!”, lo interruppe seccamente l’altro, con un colpo di bacino spingendogliene una buona metà nel cavo orale.
Pur contrariata dal non poter fare le cose a modo suo, la Fernanda fece buon viso a una sorte comunque non del tutto cattiva e prese a succhiare ...
... quell’osso polposo, mettendoci tutta la sua arte. I frutti non tardarono ad arrivare: in breve il maschio cominciò a gemere e sospirare, mentre il cazzo gli si ingrossava, vibrando, e si tendeva fra le labbra della Fernanda ormai tese allo spasimo nello sforzo di contenere quel grossi calibro.
“Succhia, puttana! – le diceva – Così, brava, troia…. Succhia che adesso ti nutro a dovere… Succhia,cazzo, che sto per sborrare…”, e lui stesso cominciò a pompare nella bocca della povera Fernanda, tenendole stretta la testa con le mani.
Poi, all’improvviso, le estrasse il cazzo dalla bocca.
“Voglio sfondarti la figa!”, ansimò e, afferratola per un braccio, la tirò in piedi, la fece girare e piegare in vita, così che la Fernanda fu costretta ad abbracciarsi al tronco dell’albero per non cadere; poi le strattonò con forza i pantaloni e le mutande sotto le chiappe, le appoggiò sul buco del culo il cazzo viscido di sugo e di saliva e gliene ficcò mezzo con un potente colpo di reni.
La povera Fernanda urlò per il dolore, anche se lo sfintere ben allenato le si aprì con relativa facilità.
“No, non così, - gemette – non senza protezione!”
Ma l’altro tirò dritto, affondandoglielo tutto con un altro più potente colpo di reni.
“Sta zitta, puttana, - sibilò, dandole una sonora pacca sul fianco – è così che si inculano i froci!”, e prese subito a zangolarle dentro e fuori.
La povera Fernanda si teneva avvinghiata al tronco dell’albero per sostenere i potenti affondi di quel toro ...