1. Cafe Wha


    Data: 10/07/2019, Categorie: Lesbo Autore: Manu Libera, Fonte: EroticiRacconti

    Sono in 5th avenue a New York. Il sole è basso, sembra un enorme scudo rosso tempestato di grattacieli che rilanciano e frammentano la sua luce come diamanti. I tombini fumano e l’aria è al limite del respirabile. Cammino spedita anche se non devo andare in nessun posto: a New York non si può passeggiare. Il mio compasso è ridotto dalla gonna stretta e dal tacco 12, ma avanzo decisa accompagnando la mia andatura al possente movimento ondulatorio della mia criniera di capelli color rame. D’un tratto sento la caviglia destra piegarsi all’interno e la scarpa perdere l’appoggio. Ritrovo subito l’equilibrio mentre mi esce un “merda!” piuttosto sentito. Ho perso il tacco, è rimasto lì sul marciapiede, perso per sempre. Mi giro un istante a guardarlo, solo un istante. Senza smettere di camminare, mi tolgo la scarpa ferita e poi anche l’altra, le getto entrambe nel cestino dei rifiuti e alzo un braccio per chiamare un taxi. Pochi istanti e uno si ferma, apro la portiera posteriore e salgo. “The best shoe shop in the block, please.” Dico, e l’auto parte sgommando. Che fretta c’è? Mi chiedo. Gli ultimi passi scalzi sul marciapiede hanno lasciato dei residui di NY sulle mie calze, sotto i piedi. Cerco di non pensarci, stringo le ginocchia e mi accomodo meglio sul sedile. Dallo specchietto riesco a vedere gli occhi dell’autista, mi assicuro che non siano quelli di un pazzo e mi rilasso per un po'. La mia gonna Principe di Galles mi arriva fino a metà coscia e gli occhi dell’autista ...
    ... stanno soppesando ogni centimetro delle mie gambe. È un uomo maturo, lo capisco dagli occhi e dalla nettezza dei suoi gesti. È magro e le sue mani somigliano a rami secchi aggrovigliati a un volante. Non mi perde di vista, ha un terzo occhio professionale che guarda la strada. Frena di colpo facendomi sobbalzare quel tanto che basta a permettergli di veder balenare le mie mutandine di pizzo bianco in cima, e in mezzo alle mie cosce scoperte. Siamo arrivati, gli allungo 10 dollari e scendo. Lui si è girato, ha preso i soldi senza smettere di guardarmi le gambe, ha emesso un suono per me incomprensibile ed è ripartito sgommando. Crede di essere in un film poliziesco. Il negozio è in stile minimalista, solo cristallo e bianco, solo bianco. L’insieme dà le vertigini. Mi accoglie una ragazza minuta probabilmente ispanica. La sua carnagione scura spicca in quel biancore senza fine. Ho già visto delle scarpe perfette per me, gliele indico in vetrina. Lei si dilegua e riappare in un attimo, con le scarpe già fuori dalla scatola. Io sono seduta pronta a calzarle, lei mi guarda i piedi e si accorge solo in quel momento che sono scalza. Durante la sua istantanea assenza ho provato a pulire le calze sotto ai piedi senza grandi risultati. Lei si siede sullo sgabello con la scarpa destra in mano, me la porge e io ci infilo svelta il piede. Mi sta alla perfezione, mi alzo in piedi e la rimiro. Anche la commessa. Mi risiedo, e lei mi prende la caviglia sinistra da sotto, sfiorandomi appena il ...
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