milleducento a montepascolu
Data: 23/10/2017,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: valeriogr, Fonte: Annunci69
Montepascolu piccolo castello arroccato in cima ad un’alta collina, lontano dalle grandi strade romane, e quindi abbastanza sicuro e tranquillo. Troppo tranquillo, uniche entrate erano le tasse da far pagare ai pastori che passavano per la transumanza o che si fermavano nei bei pascoli intorno sempre verdi e con abbondante acqua per tutto l’estate.
C’era un fossato delle mura di cinta ed un ponte levatoio, abbastanza malconcio, ma ancora funzionante.
Da ottobre a marzo purtroppo c’era poco da fare per tutti, e ancora meno da mangiare. I pochi abitanti del paese si arrangiavano raccogliendo castagne, e centellinando i magri raccolti di fave, grano, lenticchie.
Dentro le mura due sole costruzioni in muratura il grande mastio o torre principale dove viveva il feudatario padrone dei prati, dei boschi e cosa importante delle fonti d’acqua: Lisantro, cosi si
chiamava il reggente del castello. Uomo duro, robusto e barbuto, dalla morte della sua consorte Armida, i maligni insinuavano che invece lei fosse fuggita, è sempre alla ricerca di una bella e giovane preda per una notte.
Ma durante il lungo inverno ci sono solo i suoi poveri contadini e artigiani, allora non disdegna nemmeno una bella notte assieme i suoi soldati, in particolare con i suoi due fedelissimi Vladimiro e Celso.
Alla notte, tira su la scala che porta all’ingresso del mastio, rimane al sicuro lui e pochi fedeli. Gli alloggi degli altri soldati sono accanto al ponte levatoio, e sono loro che ...
... organizzano la ronda sulle mura per tutta la notte.
Altra costruzione in muratura la piccola chiesa tenuta dal curato don Bonoso bello florido e abbondante, sempre con l’abito talare lungo. Anche se mai si era recato alla piccola fonte di acqua calda gestita dall’intera famiglia di Gustavo come bagno pubblico, piccole terme e a volte sia la moglie che la ormai non più giovane figlia accoglievano con particolare cura i clienti, tutto il paese sapeva che sotto la veste non portava neanche il licinium, per poter approfittare con velocità delle sue giovani pecorelle.
Il motto del feudatario Lisantro era “venari, diligere, ludere, lavari, bibere, hoc est vivere”, ovvero: “Cacciare, amare, giocare, lavarsi e bere, questo è vivere”. E spesso nelle lunghe e fredde sere d’inverno “bibere” veniva messo in pratica.
Nei sotterranei del mastio oltre alle stanze adibite a galere dove finivano i pastori che in estate non
pagavano le tasse per il pascolo o per le fonti d’acqua, c’era una cantina splendida una grotta scavata nel tufo, fresca in estate e calda in inverno, con botti in rovere spesso dopo aver cenato e mandato i soldati in cima al mastio per la notte, Lisantro con Vladimiro e Celso scendevano in cantina e mentre si raccontavano avventure di caccia, di sesso bevevano vino fino a stramazzare a terra.
In estate tutto il paese era un fremere di lavori, i soldati sempre in giro a riscuotere le tasse per il passaggio o per l’uso delle fonti, in inverno tutto sembrava al ...