1. Matilde 01-01 - da sola


    Data: 15/07/2019, Categorie: Lesbo Autore: Alex46, Fonte: Annunci69

    È dura d’agosto a Milano, amici e amiche quasi tutti via lontano, chi sulle spiagge, chi sui monti, chi all’estero. Ma non mi dispiace essere da sola, al massimo è per una settimana, avevo bisogno di un piccolo periodo di raccoglimento.
    
    Quello stronzo di Franco!
    
    Ci siamo mandati a cagare a vicenda, ma la merda è lui. Non gli ho mai chiesto niente, in quattro mesi. Grande affiatamento quando facevamo l’amore, nessuna promessa reciproca di rapporto duraturo, solo simpatia, complicità e sesso. Chissà, avrei potuto anche innamorarmene, in fin dei conti intelligente lo è, con le donne ci sa fare e con me particolarmente. E poi è simpatico. Ma è uno stronzo, come tutti gli uomini, mi viene da dire. Leggero, vanitoso, dongiovanni. Quale maturità, ma che dico, quale dignità può avere uno che d’improvviso si mette a sbavare per una troia come la Debra e pretende che io faccia finta di niente?
    
    E questo mentre cenavamo in riva al mare a lume di candela, io mi ero fatta già prendere dall’atmosfera e sognavo già una notte di passione con il mio uomo. È passata quella lì e ci ha salutati. Lui immediatamente si è messo a fare lo stupido.
    
    - Cosa fai qui, Debra? Non mi puoi dire che non hai trovato compagnia questa sera...
    
    - Guarda, sono venuta via dal ristorante Al Porto, c’erano Luigi e Anna, poi c’era quell’insopportabile di Giovanni, e piuttosto che stare con loro ho trovato una scusa.
    
    Debra era vestita da killer, con canottierina/top bianca, pancia liscia di fuori ...
    ... con ombelico adorno di pietrina, pantaloni ancora bianchi attillati alla marinara (magari non più tanto di moda, ma su di lei uno schianto), scarpe nere Gucci con tacco alto. Alta più di me, cioè abbastanza, elegante, sexy, una sventola di capelli lunghi e scuri, un seno piccolo ma perfetto, a giudicare dalle forme nascoste dal top.
    
    Ma erano gli occhi così azzurri, così vivi che mi agitavano.
    
    Ogni tanto assestava uno sguardo su Franco e quello non aveva neppure il pudore di nascondere il deliquio in cui stava cadendo!
    
    Ho sopportato la cena a tre, ho visto come si sono salutati, perché lei voleva andare in discoteca, io invece volevo andare in albergo, a litigare con Franco. E così è successo, senza tante urla ma con molta rabbia. Alle tre di notte lui se ne è uscito, chiudendo la porta più forte del necessario. Io ho pianto un poco, ancora per rabbia, poi mi sono addormentata.
    
    Il mattino dopo ho fatto il mio valigino, ho pagato il conto per umiliarlo almeno un po’, e con il primo treno sono tornata a Milano, a casa. Il viaggio non è stato lungo, sono arrivata tra mezzogiorno e l’una. Ho fatto un po’ di cose, ho sistemato il bucato, ho messo un po’ d’ordine in una casa abbandonata in fretta, ho letto svogliatamente qualche capitolo di un libro. Non avevo appetito, ho assaggiato solo un po’ di formaggio con i crackers, poi sono andata a dormire, senza provare a telefonare a nessuno.
    
    Ma non riuscivo a trovare pace, continuavo a vedere Franco che si precipitava in ...
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