1. L'emiro vii - il paese della libertà


    Data: 19/07/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: Foro_Romano, Fonte: Annunci69

    (segue)
    
    I colpi si fecero sempre più stretti, sempre più violenti, sempre più feroci finché, con un urlo che tutto il palazzo sentì certamente, mi sparò dentro una quantità enorme di sborra. E tutti seppero che il matrimonio era stato consumato.
    
    Le feste durarono tre giorni, tra canti, balli e gran quantità di cibo. Tutta la servitù con tutti i loro familiari, venuti apposta dalla città, parteciparono con noi alla nostra felicità. Mia e dell'emiro. Ma noi non fummo quasi mai con loro. Noi ci estraniammo. Per tre giorni. Ci alternammo tra il letto ed una grande vasca (o piccola piscina, si potrebbe dire) che era dall'altra parte della stanza, circondata di piante dalle foglie colorate. A volte Omar accendeva anche l'idromassaggio. Non avevamo tempo. Non avevamo orari.
    
    Quando la fame si faceva sentire, Omar suonava e qualcuno della servitù ci portava da mangiare e bere.
    
    Il letto, poi, era una meraviglia. Molto grande, era fornito di baldacchino, con colonne dorate e tende azzurre raccolte verso di esse. Mi accorsi solo dopo il primo orgasmo che il soffitto del baldacchino era costituito da un enorme specchio che ci rifletteva, ci trasmetteva le nostre "azioni" da un altro punto di vista. Ogni volta che il mio uomo godeva del mio corpo, anche in maniera selvaggia, mi accarezzava, quasi a chiedermi scusa. Dopo avermi riversato addosso una serie di volgarità in diverse lingue, mi diceva tenere paroline tenere e dolci. Poi si addormentava. Io no. Il più delle volte ...
    ... non riuscivo a dormire. Vedevo estasiato in quello specchio la bellezza virile del suo corpo e quello mio. Ma non mi riconoscevo. Vedevo al mio posto il corpo di un qualche bellissimo attore americano. Quello non potevo essere io. Era come se vedessi un film. Stavo vivendo in un film.
    
    Uscimmo solo una volta in tre giorni ma fuori tutto era silenzio. Era notte fonda e noi eravamo vestiti di poco. C'era solo la luce intensa della Luna. Mi condusse a piedi in una parte remota della tenuta dalla quale si poteva ammirare un bellissimo panorama, anche se non eravamo molto in alto. Da una parte brillavano le luci della città, dall'altra brillava un mare liscio, tranquillo, increspato da un leggero alito di vento fresco, certo più dell'aria che ci circondava. Mi strinse a sé, mi accarezzò la testa, mi disse di amarmi veramente, che andava oltre la sensualità e che la cosa gli aveva preso la mano. Quella che, ammise, era nata per essere solo un'esperienza diversa si era trasformata in vera passione. Avrebbe voluto che anche la sua religione, che tutto il suo popolo, comprendesse che anche questo Allah ci aveva donato per la nostra felicità. Che tutto il mondo e tutta la vita andava goduta come meglio sentivamo di viverla. Senza costrizioni di sorta. A quelle parole, alzai lo sguardo verso di lui, sollevando il viso dal suo torace, dicendo che anche io la pensavo così. E certamente anche il mio Dio. Mi aveva fatto piangere di felicità e le mie lacrime avevano bagnato il suo petto ...
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