Il passaggio (capitoli 12 e 13)
Data: 30/07/2019,
Categorie:
Trans
Autore: Federossetta
... quello più plausibile, ovvero il femminile di Federico. Da quella sera in poi sarei stata Sonia. Un nome diverso, per cancellare il passato e "sognare" per il futuro.
In ospedale conobbi il medico, molto formale ed educato, che mi presentò per intero l'operazione di quel giorno.
Esattamente alle 10.05 entrai in sala, per essere anestetizzato pochi minuti dopo e svegliarmi verso le 17.00. Sapevo che l'iter si divideva in un intervento durante la mattina e uno al pomeriggio, ma talmente ero stanco e teso che non mi ricordai di essermi svegliato per pranzo.
Una volta sveglia, mi guardai intorno, la testa ancora appoggiata sul cuscino. C'era una luce bianca che filtrava dalle tende della camera di ospedale e io ero l'unico presente. Non mi ricordai per quanto tempo fissai il vaso di fiori appoggiato sul comodino, ma fu veramente infinito. Secondo i piani, sarei stato dimesso la sera, per cui ricevetti la cena a letto.
"Buonasera signora" un'infermiera grassoccia mi aveva appena portato una minestra e del pane. Mi alzai con i gomiti: il mio corpo era debole, ma cercai lo stesso di muovermi, per allontanarmi dal senso di torpore che mi aveva pervaso. Con i muscoli della faccia tirati in uno sforzo non da poco, biascicai un timido "Grazie" usando la mia voce femminile, che tanto allenato per anni. Lei sistemò alcune cose e poi se ne andò, dicendomi che ...
... se avevo bisogno potevo premere il tasto di aiuto vicino al letto e lei sarebbe venuta.
Finalmente solo, ebbi la forza e il coraggio di prendere lo smartphone e vedere cosa ero diventato. Il medico aveva fatto decisamente un bel lavoro. Ora sembravo (ed ero) una femminuccia di bell'aspetto: il seno era prominente, una bella terza a vedersi, avrei controllato poi per conto mio; la faccia come pensavo era rimasta pressoché uguale, forse con gli zigomi più pronunciati. Alzai gli occhi e sospirai, ce l'avevo fatta.
Ricordandomi dei fiori, li analizzai meglio. Erano molto profumati, di una varietà particolare che non avrei mai saputo riconoscere, e vicino vi era un bigliettino. Quando finii di leggerlo, le mie esili mani tremavano, prese da un sentimento che non avevano mai provato: spavento. Il messaggio era di Andrea, si congratulava con me scrivendomi che ero forte e coraggiosa, che lui aveva proceduto con le fasi legali del mio cambio di sesso e che era andato tutto bene. La seconda parte era quella più atroce. Con ridicole scuse mi annunciava che sarebbe stato via una settimana per lavoro, che non si aspettava questa uscita e che quando sarebbe tornato sarebbe stato tutto per me.
Ero spaventata sì, perché ora ero sola nel momento più delicato della mia esistenza, a sorreggere mille sentimenti e in più l'uomo della mia vita non ci sarebbe stato.
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