047 - Silvia, la sua famiglia e i rapinatori
Data: 03/08/2019,
Categorie:
Etero
Incesti
Sesso di Gruppo
Dominazione / BDSM
Autore: ombrachecammina
Il mio nome è Silvia e ho 49 anni, mi sono sposata all�età di ventiquattro anni, con Matteo, avvocato di fama, che ha la mia stessa età; noi abbiamo quattro figli, due maschi, Gabriele e Roberto, rispettivamente di ventiquattro e ventidue anni e due femmine, Elena di venti e Serena di diciotto. Oggi, noi viviamo, appena fuori di una grande metropoli del Nord Italia, in una villetta indipendente e grazie alla professione di mio marito, godiamo di una consistente autonomia finanziaria e fortunatamente,anche, di una grande serenità famigliare. Sono una madre e una moglie affettuosa e premurosa, che ama pazzamente i propri figli ed il proprio marito e che spesso si sacrifica per agevolare la vita di chi, per me, rappresenta la vera e unica ragione di essere.Voglio fare un passo indietro nel tempo e in sintesi, raccontarvi le traumatizzanti esperienze, relative alle situazioni particolari, in cui ho trascorso e intensamente vissuto, un sia pur breve periodo, della mia gioventù.Sicuramente, lo strano svolgersi della mia vita, antecedente alla conoscenza ed al successivo matrimonio con Matteo, ha influenzato negativamente la mia esistenza attuale e certamente, ha condizionato, anche e non poco, la mia vita passata, come sicuramente, condizionerà allo stesso modo quella futura.I miei genitori, sono ancora oggi, contadini e allevatori di bestiame. Ai tempi, assieme a mio fratello, più vecchio di me di cinque anni, vivevamo in un paese di montagna, a milletrecento metri di altitudine. ...
... Alcuni giorni, dopo il mio diciassettesimo compleanno, mia madre ricevette una telefonata, gli comunicarono che la sua mamma stava male e che, per questo, era richiesta la sua presenza al capezzale dell�inferma genitrice. Mia madre, partì seduta stante, per il sud del Paese e lì rimase, per ben due anni, ad assistere la nonna, seguendola fino al giorno in cui, la �donna con la falce�, decise di impossessarsi della sua anima e del suo corpo malato. Dal momento che mia madre ci lasciò soli, io, donnina di casa, la dovetti sostituire, adoperandomi per accudire la magione ed addossandomi tutte le responsabilità, che una donna ha nella gestione della casa.Dopo circa un anno di forzata assenza della mamma, avvenne il fattaccio. Ero divenuta da pochi giorni maggiorenne e mi ricordo, che una sera, entrando in camera di mio padre, per portargli la solita tisana rilassante, lo vidi nel letto, sotto le coperte, che volgendomi le spalle pareva dormisse; invece, quando mi avvicinai a lui, le sue pesanti e callose mani da contadino, mi afferrarono ed io, fui obbligata e dico obbligata, ad occuparmi sessualmente di lui. Quella sera, io, pura ed ingenua montanara, scoprii il sesso, quello di mio padre per intenderci, il suo monumentale pene. Lui mi insegnò, con voce suadente e carezzevole, a maneggiare il suo attrezzo, a tenerlo fra le mie labbra, a farmelo entrare fino in gola, poi mi istruì su come succhiarlo al meglio, obbligandomi a ingoiare il suo abbondante seme. Quella sera, sul letto ...