L'ultimo amante della regina Giovanna
Data: 13/08/2019,
Categorie:
Zoofilia
Autore: Edipo, Fonte: EroticiRacconti
Conoscevo bene la fama della regina Giovanna, diffusa in tutto il Reame e in tutta Europa, la fama di una donna fatale e insaziabile che seduceva gli uomini per condurli alla rovina. Ascesa al trono in giovane età, aveva seppellito uno dopo l'altro quattro mariti e si dubitava che fossero tutti morti di morte naturale. Il primo, di sicuro, l'aveva fatto uccidere lei; si chiamava Andrea, un suo cugino, enormemente grasso e flaccido e doveva essere davvero disgustoso se a lui negava quello che a tutti, nobili e plebei, giovani e anziani, concedeva, sempre. Non grassa né magra, dal viso soave, giovane e bella, sul suo conto fiorivano leggende spesso oltre l'inverosimile. Si raccontava di quell'ambasciatore straniero a cui aveva chiesto di mostrarle come credenziali le sue parti intime e, dopo averle scrutate e trovate di suo gradimento, le aveva godute sul posto, davanti a mezza imbarazzatissima corte. Si raccontava che andasse in giro per le stalle e le scuderie a provare la possanza dei palafrenieri. Si raccontava che come quella regina dell'antichità volesse rendere lecito l'illecito e morale l'immorale. Si raccontava della triste fine dei suoi amanti ufficiali, fatti uccidere uno dopo l'altro quando le venivano a noia, o addirittura della fine immediata dei suoi amanti occasionali, fatti uccidere subito dopo l'amplesso come dicono che faccia la mantide religiosa con il maschio. Gli sventurati, si diceva, usciti dalla regale alcova, precipitavano in fosse piene di spade e ...
... lame aguzze che straziavano i loro corpi, impedendo che potessero vantarsi di essere entrati così in intimità con la regina, propagandone la fama di nuova Messalina. Oppure si additavano in giro per il Reame le sinistre torri dove si diceva languissero prigionieri i pochi superstiti che avevano fecondato così nobile terreno senza goderne i frutti. Dedita solo ai suoi piaceri, la regina lasciava che gli affari dello stato venissero gestiti da pochi malfattori che, sicuri di non cadere vittime delle sue bramosie per vecchiaia o per bruttezza, depredavano le finanze e scuoiavano i sudditi. I confini erano abbandonati alle scorrerie di bande di furfanti e i pochi parenti superstiti della sovrana ordivano congiure che fallivano solo per la loro insipienza. Oramai per definire una donna dalle insaziabili voglie non si trovava migliore definizione della frase:"E' come la regina Giovanna". Il mio padrone si chiamava Pandolfo ed era uno dei tanti piccoli nobili che affollavano la corte. Un giorno mi cavalcava lungo la via principale della capitale quando il corteo regale gli passò davanti costringendolo a scendere e a levarsi il cappello, genuflettendosi davanti alla carrozza dorata che ospitava la regina e che anche pare avesse spesso ospitato congressi carnali di ogni specie. La tendina che celava la vista dell'interno agli occhi dei passanti si levò e lo sguardo regale si posò su di noi. La carrozza passò oltre ma dopo poco venimmo raggiunti da un ufficiale della guardia che ordinò a ...