Tutta colpa del satèn (storia vera)
Data: 14/08/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: mestesso30
... deciso un po' per il collo, un po' per i capelli, alternando la forza della dominazione alla tenerezza di qualche carezza, intervallata da alcuni schiaffetti ma solo quando osava staccarsi per più di un secondo dal cazzo.
Lo sentivo tossire ma la mia foga era ormai incontenibile, allentavo la presa solo un attimo, perché accennava un conato, ma poi, accorgendomi che riprendeva a succhiare avidamente, ricominciavo a stantuffare più brutalmente che mai e finalmente eruttavo, come un vulcano, con 4 o 5 fiotti abbondanti che gli inondavano la bocca, mentre emettevo un selvaggio ruggito di piacere.
Lui faceva appena in tempo a riprendere fiato, con gli occhi semichiusi un po' lacrimanti, mugolando di godimento, poi deglutiva per bene, come un bravo schiavetto sottomesso.
"Nessuno mi aveva mai scopato così la bocca, sei un animale", dichiarava ammirato.
Soddisfatto mi ripuliva perfettamente con la sua lingua avida fin dell'ultima goccia del mio seme e candidamente aggiungeva: "hai un sapore buonissimo!".
Quindi sorrideva malizioso, mentre una goccia del ...
... mio latte caldo ancora gli colava dalle labbra.
Riprendeva a segarsi, a questo punto con molta più foga e un attimo dopo veniva pure lui, con un unico ma potente schizzo, rompendo il silenzio della sera col suo gemito di piacere da maschietto eccitato.
Nel frattempo, avevo acceso una seconda sigaretta e gli strusciavo il mio uccellone sul viso, quasi come a marchiare, con i miei feromoni, il territorio conquistato.
"Non lavarti la faccia quando rincasi, voglio che dormi con l'odore della mia passione addosso", gli ordinavo, e lui: "forse lo farò, ma guarda che sono io che dirige il gioco anche se ti lascio pensare di comandare".
Che ci crediate o no quella sera il camerierino prolungava il mio godimento tenendomi eccitato per ore, prima di farmi venire altre due volte concedendomi il calore del suo culetto vellutato.
Questo mentre attendevamo l'alba, abbracciati in un prato dove c'eravamo nel frattempo trasferiti, su un'altura panoramica da noi poi soprannominata "la nostra brokeback mountain".
Ma questa è un'altra storia, che forse vi racconterò..