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L'infermiere
Data: 19/08/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: vecchiomanico
L'azienda per la quale lavoro ha molto a cuore la salute dei suoi dipendenti. Ogni anno ci fa fare un completo check up gratuito per mantenerci tutti in salute. All'epoca della storia ho 40 anni (sigh!) quindi anche qualche acciacco, perciò farmi controllare mi fa sicuramente piacere. Questa volta mi controllano “a fondo”. Tralasciando la visita urologica e relativa ispezione della prostata la cui brutalità toglieva ogni dubbio sugli scopi assolutamente professionali dell'esame. La penetrazione delle mie interiora da parte delle dita del piccoletto energumeno è stata così aggressiva che forse, volevamo entrambi rassicurarci che non c'era nulla di extra professionale ma mi ha fatto pensare che questo sconosciuto ce l'avesse personalmente con me per una mia rassomiglianza con l'individuo che gli scopa la moglie regolarmente oppure doveva rivalersi per qualche trattamento subito in prigione o durante il servizio militare. Eccomi qua davanti all'ambulatorio prelievi. Dopo la anziana signora e la gnocchetta dalle grosse tette con il bel sorriso ci sono io. Da dentro si sente una voce dal tono suadente e premuroso che rassicura ogni paziente e lo fa sentire a suo agio. Tocca a me, un distinto signore che dovrebbe essere già in pensione da un po' mi chiama:“si accomodi pure” E piuttosto alto, longilineo, ha pochi capelli, sicuramente da giovane era di bell'aspetto. Anche ora sarebbe il classico "grigione" del quale qualche ventenne sciroccata ed ...
... amante dell'archeologia potrebbe invaghirsi. Consegna delle carte: “sdraiati sul lettino e mettiti comodo” E' già passato al “tu”, sta bene per me che ho un sacro rispetto per gli anziani ed i saggi nei confronti dei quali mi viene sempre e comunque un ossequioso “lei” e dai quali accetto volentieri il “tu” se condito da educazione. Sono sdraiato, prepara gli strumenti. Proferisce qualche convenevole per stemperare la tensione ma io non sono teso: dono il sangue da vent'anni, gli aghi non mi piacciono ma non li temo. Laccio, disinfettante e braccio disteso. L'infermiere, che in realtà è un responsabile di laboratorio, si mette in piedi a cavallo del mio polso e mi dice “stringi il pugno”. La ricerca della vena è stranamente lunga ed accurata: più volte mi picchietta e mi strofina il braccio. “stringi il pugno” La mia mano fra le sue gambe, ce l'ha messa lui, sfiora il cavallo dei pantaloni. Quando apro le dita vado a contatto con il suo pacco. Sono solo secondi ma siccome la procedura si dilunga passo dal rilassato al perplesso. Vuoi vedere che qualche strano motivo questo signore sta cercando di strusciare le sue palle sulla mia mano? Mi vengono in mente le “mani morte” sull'autobus. “apri e chiudi il pugno”, oramai mi ha messo le sue palle in mano, sento che sono grosse, notevoli, mi incuriosiscono. La richiesta di aprire e chiudere continua ancora per un po' ed ogni volta mi fa strusciare sempre più intensamente i pantaloni ed il ...