"Due anime che si trovano"
Data: 26/08/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Isabella91
... pantano dove presto avremmo infilato i piedi, storditi da un sesso folle e amfetaminico incapace di preservare la ragione. Quella prima volta mi spogliò completamente, poi mi baciò. Mi fece colare la saliva sulla bocca, me la aprì e ci sputò lentamente, mi inserì due dita, roteando vizioso intorno alla mia lingua bagnata, scorrendole lungo le superfici dure dei miei denti. Credo volesse imparare a conoscermi, come fermo ad uno stato primordiale di odori ed istinti. Respirava l’aria che usciva dalla mia bocca e dal mio naso, quasi con avidità. Poi scese sul petto. Mi guardò i capezzoli e li succhiò in estasi come se fossero bacche dolci. Li sfregò tra le dita, li accarezzò con le unghie. Mi prese i seni tra le mani e li tirò piano, senza smettere di guardarli. Mi lambì l’ombelico, e scese fino alle creste iliache, dove mi sfiorò. Le percorse con la lingua, si raccolse in ginocchio sul mio inguine, mi spalancò le gambe e bevve come un cane. Non distolse mai lo sguardo. La sua lingua scottava, sentivo saliva e liquidi colarmi sotto le cosce. Respirava forte, sembrava soffrisse, l’erezione che spingeva dolorosa contro il lenzuolo. Infilò due dita dentro quello che sembrava essere un lago, e continuò a muoverle fino a farmi perdere coscienza. Mi negò l’orgasmo, così come mi aveva dapprima negato il suo ...
... bacio. Affondò dentro di me tenendomi le cosce, conficcandomi le unghie nella carne. Mi scopò con una violenza lenta e sospesa, mi strinse il collo fino a farmi perdere l’aria, poi al momento giusto mi riportò alla vita. Mi colpì le guance senza farmi male, le braccia, il petto. Io ricambiai i suoi schiaffi, più forte, con una rabbia antica risollevata in cima come da un pozzo. Poi mi girò. “Ti voglio come una cazzo di pecora, una cazzo di vacca”. “Vaffanculo”, gli urlai. Mi sputò tra le natiche, mi schiaffeggiò il clitoride fino a farmi esplodere in un orgasmo che mi fece scoppiare in lacrime. Non mi era mai successo. Mi stravolse, mi tolse il respiro. Elia mi strinse e mi tirò i capelli tra le dita. Pianse anche lui. Vomitammo sul piatto, in quel pianto tra sconosciuti così legati, le nostre oscurità. “Non dovremmo più vederci. Tu mi distogli da tutto ciò che mi sono prefissato. Vivere nel qui e ora. E tu sei qui e ora, ma ci sarai anche domani. Lo so”. Infatti lo sapeva. Ci vedemmo ancora, per molto tempo. E scopammo come due essere umani dovrebbero vergognarsi di scopare. Quando se ne andò non lasciò traccia, se non una cartolina infilata a mano nella mia buchetta, senza francobollo. “Le anime come le nostre non si trovano. Ma se si trovano, si uccidono. Come potrebbe essere altrimenti? Tuo Elia”