1. Ludovica


    Data: 27/08/2019, Categorie: Etero Autore: samas2

    La vecchia casa di campagna, ormai in disuso e che apparteneva alla mia famiglia, dominava una valletta ricoperta di spighe di grano ormai prossime alla mietitura. Guardavo quel campo giallo-oro che ondeggiava nella brezza di un tramonto, che pareva non trascurare alcun colore dello spettro cromatico. Nell’incedere lento e maestoso della sera, i voli dei pipistrelli prendevano il posto di quello delle rondini. Mi ero volontariamente esiliato in quel luogo solitario per evitare distrazioni in vista di un concorso, che poteva essere decisivo per la mia professione e per la mia vita. Avevo appena il tempo di mangiare qualcosa, frugalmente, e poi c'era solo tanto studio che assorbiva completamente la mia mente. L'unica distrazione, la bellezza della campagna che coglievo dalla finestra della stanza adibita a studio. All’imbrunire un'auto percorse il viale di accesso; ne udii il rumore ancor prima di scorgerla. Arrivò di fronte all'ingresso. Furono azionati i freni e l'auto si fermò, il motore si spense. Una esile figura femminile uscì e si staccò dalla vettura. La penombra non mi consentì di poter identificare quella persona e così, curioso e trepidante, le andai incontro. Distinsi il suo volto ed avvertii un tuffo al cuore: Ludovica. L’avevo incontrata nel mio studio di agopuntura per una visita. Bellissima, trentotto anni, altezza media, folti capelli castani lunghi alle spalle. Due occhi nocciola dolcissimi e malinconici. Fisico agile e flessuoso. Svolgeva attività di ...
    ... architetto, per cui era molto stimata. Negli appuntamenti successivi, si stabilì fra noi una familiarità che diventò ben presto una simpatica amicizia. Non ero il suo psicoterapeuta ma, molto interessato a lei, entrai nelle pieghe profonde e recondite del suo animo. Rimasi colpito dalla tristezza profonda racchiusa nel meraviglioso involucro di quel corpo. Da esistenziale era diventata tristezza malattia. Affascinato da Ludovica, avrei voluto aiutarla e in un primo tempo, baldanzosamente e ingenuamente cercai di rassicurarla con parole confortanti. Ben presto compresi che quella torrenziale verbosità era liquida e non lasciava segno, scivolando via, e allora prevalse fra noi un silenzio gravido di ascolto. La densità di quel silenzio mi fece incontrare la umbratile fragilità e le lacerazioni dell’animo di Ludovica ed ella cominciò ad occupare potentemente i miei pensieri, il mio orizzonte. Trascorrevo il tempo calcolando le ore e i giorni che ci separavano dall’appuntamento successivo e del resto poco mi importava. Il suo corpo mi emozionava: la straordinaria avvenenza del volto impreziosito dai suoi luminosi occhi, il fisico perfetto che sarebbe potuto appartenere a una ventenne, la pelle luminosa, i seni naturali a coppa, i piedi magri e perfetti. Mi stavo perdutamente innamorando. Poi, lei scomparve da me all’improvviso, inseguendo la gloria in un lavoro lontano, all’estero, ma soprattutto trascinata dalla sua inquietudine strutturale. La cercai disperatamente, ma invano. Il ...
«123»