Ludovica
Data: 27/08/2019,
Categorie:
Etero
Autore: samas2
... risentimento si mescolò con la sofferenza della perdita. Poi la vita inesorabile andò avanti, catturata dal corso delle incombenze quotidiane, ma il ricordo di Ludovica non poteva svaporare. Soffrivo, ma non piansi mai: un uomo, mi avevano insegnato, non lo fa. Era passato ormai un anno. Ma ora lei era qui e questo solo contava: impallidivano fino a svanire le mie tristezze e i miei risentimenti. “Filippo, è stato difficilissimo trovarti. Neppure il telefono prende quaggiù.” Non riuscii, all’inizio, a proferire parole, che non fossero balbettii, ciangottii, travolto da quell’inaspettata emozione che irrorava la mia terra riarsa ma non la mia bocca. Guardavo quegli occhi e vi annegavo dentro, in quell’oceano di diffusa malinconia che avevo imparato ad amare. Fummo per sortilegio benefico, l’uno fra le braccia dell’altra. Il mio cuore palpitava all’impazzata e ci baciammo con foga, disperatamente. I nostri corpi finalmente nudi si intrecciarono in un abbraccio che pareva non doversi più sciogliere. I nostri respiri si fusero in un unico fiato. Affondai il volto nel suo sesso aspirandone gli aromi e bevendo avidamente quegli umori che mi facevano sprofondare in abissi di luce insondabili. Toccai e giocai con quei seni tanto perfetti da apparire artificiali, se non fosse stato per la loro soffice, ma consistente morbidezza. Affondai le mani nel caldo solco gluteo che separava due natiche da sogno. Spinsi il mio cazzo dentro la carne di lei e la sentii mia per sempre. Il mio ...
... seme la invase prendendone possesso, mentre Ludovica gemeva dolcemente nell’estasi dell’amplesso. Volevo, nella sua interezza, lei: il sesso era soltanto un particolare, non lo scopo finale. Volavo ad altezze siderali. Mi sembrava di toccare il cielo con un dito. Rimanemmo a letto abbracciati. La luna, dalle finestre aperte, illuminava e rendeva magici i nostri corpi esausti e sudati. Ludovica, decisa, si alzò e si rivestì. Si diresse verso la porta. Non riuscivo, non volevo capire. “Dove stai andando?” “Via. Devo farlo.” “Non andare,” con tono concitato(non avevo pregato mai nessuno), “stai con me per sempre.” “ No, è meglio, e soprattutto per te; poi capirai.” La guardavo smarrito. Mi baciò e usci per sempre dalla mia vita, ma non dalla mia memoria. Scivolò via lasciando una scia di silenzio, dissolvendosi, riavvolta dalle spirali della sua solitudine che le corrompeva l’anima. Capii nel tempo, che quella notte fra noi, era stato uno spicchio di cielo, una gioia fugace, ma intensa e gratuita, che aveva squarciato per un attimo la sua tristezza senza speranza, ma che niente e nessuno le avrebbe mai potuto strappare, eliminare: fugace si, ma in realtà eterna nel suo respiro infinito. Non aveva voluto coinvolgermi nella sua straziante solitudine, che io non potevo guarire: un atto d’amore e un sacrificio. Quella notte la luna piena rischiarava tutto d’intorno e la sua diffusa luce d’argento proiettava nitida l’ombra delle querce sul campo di grano. A quella struggente bellezza ...