1. Un dolce gioco perverso


    Data: 05/09/2019, Categorie: Trans Autore: DanaB

    ... arrivare a Venezia. Ho prenotato in vagone letto. –
    
    -Sei diabolica. Hai pensato a tutto. –
    
    -Ti faro vivere una settimana indimenticabile. Pero devi fare tutto quello che ti dico io. –
    
    -Sarò la tua schiava. – Le feci io ironicamente.
    
    Finalmente arrivò il giorno della partenza. Partimmo da Roma alle dieci di sera. Saremmo arrivate a Venezia verso le sette. Ci mettemmo a dormire rimettendo la sveglia per le sei. Avremmo avuto quasi un’ora per prepararci.
    
    Quando ci svegliammo tirai fuori gli indumenti da mettermi. Per arrivare non mis le minigonne che avevamo comperato, ma una delle sue, molto meno osè. Vado in bagno a truccarmi. Quando uscii trovai Paola che stava cercando qualcosa nella valigia. Le chiesi cosa cercava e lei mi disse che non riusciva a trovare i pantaloni della divisa. L’aiutai un po’ anch’io ma non li trovammo.
    
    -E adesso? – Feci io
    
    -Non so proprio come rimediare. Non posso mascherarmi. –
    
    -Ed io? –
    
    -Tu ti mascheri tranquillamente. Modifichiamo un po’ il copione. Potremmo fare le due puttane. –
    
    -Ma tu non saresti mascherata! –
    
    -Vuoi dire che io nella realtà sono una puttana? –
    
    -No! Che c’entra! –
    
    -Evadere vuol dire essere il contrario di ciò che si è nel quotidiano. Tu sei un uomo ed evadi fingendo di essere una donna. Io che sono una donna seria evado facendo finta di essere una battona. –
    
    -Vuoi aver ragione sempre tu. –
    
    -Ho sempre ragione, io. Ricordati che, anche se non sarò più un rude marinaio tu sei sempre la ...
    ... mia schiava e devi fare ciò che ti dico. Ora sbrigati a prepararti hai solo quaranta minuti per farti bella. –
    
    Quando scendemmo dal treno a Venezia mi tremavano le gambe per l’emozione. Con piacere mi accorsi che nessuno mi guardava con stupore. Mi Notai che molti uomini mi guardano con interesse.
    
    Prendemmo un motoscafo per arrivare al nostro appartamentino. Mentre svuotavamo le valige lei mi fece:
    
    -Che effetto ti ha fatto farti vedere in pubblico vestita da dona? –
    
    -Ancora mi devo riprendere. Mi tremavano le gambe. All’inizio ho avuto una paura folle. Ero terrorizzato che qualcuno si accorgesse che ero un uomo vestito da donna. Poi ho visto che nessuno si stupiva guardandomi e allora mi sono un po’ rilassato. -
    
    -Tesoro devi smettere di parlare al maschile quando parli di te. Il gioco di questa settimana è ben chiaro. Tu sei una donna e anche tra noi devi interpretare il ruolo. Questa è l’unica regola del gioco. Non sei mio marito, sei una mia amica. –
    
    -Si. Si. Mi è scappato. Ci starò più attenta. –
    
    -Hai visto che avevo ragione io a dirti che nessuno poteva riconoscerti e sospettare che fossi un maschio? –
    
    -Avevi ragione. Mi sembra incredibile. Non prendermi in giro se ti dico questa cosa. Ho avuto l’impressione che gli uomini mi guardassero in un certo modo. –
    
    -Si tesoro. Me ne sono accorta. Però guardavano cosi anche me. –
    
    -Oh si. Ti si mangiavano con gli occhi. Ma tu ci sei abituata. –
    
    -Che effetto ti a fatto essere guardata cosi? –
    
    -Mi ha ...
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