1. Non può essere passato inosservato


    Data: 12/09/2019, Categorie: Etero Autore: Marta Carloni

    Ok, ci riprovo, alla prima siete stati gentili, quindi, why not? Questo racconto è un po' diverso, ho provato a metterci l'anima, a farlo vivere così come io l'ho vissuto scrivendolo, è più sentimentale, lo so, ma credo possa essere qualcosa di decente. Spero. Chiedo scusa anticipatamente per la conclusione, sapevo come sarebbe dovuta andare ma non sapevo come gestirla... Siate comprensivi, sono una novellina in fondo. Buona lettura Ho sempre amato la tua voce, quella voce profonda e pacata, mi dava sicurezza, mi attirava, come un canto lento e sensuale, la tua voce mi ha conquistata fin dal primo momento. Ora è la tua voce che mi guida, seduti al tavolo del ristorante che hai prenotato, una serata tranquilla e fresca, di quelle in cui puoi sentire l'odore del caldo che c'è stato di giorno, delle onde e del sale; poca gente intorno a noi, è un tavolo un po' defilato il nostro, e la luce soffusa dell'ambiente aiuta a creare l'intimità necessaria. Ti guardo, guardo i tuoi occhi, così chiari perfino con questa luce bassa, le tue lunghe ciglia quasi non si vedono tanto sono bionde, ma io le conosco, so quanto sono incurvate e folte, quanto stanno bene sul tuo viso; guardo il tuo naso sottile, una piccola colonna greca sopra due labbra decisamente statutarie, rosate, attraenti, leggermente screpolate per il troppo sole, come la tua pelle, naturalmente olivastra, ora quasi nera dopo una settimana di giornate passate in barca sotto a un sole cocente. Io sono quasi il tuo contrario. ...
    ... Mi immagino il contrasto, tu alto, longilineo ma comunque muscoloso, di quei muscoli dati da sport aerobici, non di quelli da bodybuilder, io piccola, poco seno, gambe snelle e carnagione chiara sostituita dall'attuale leggero color miele durante i mesi d'estate. Probabilmente formiamo una bella coppia. Dicevo, è la tua voce che mi guida, calda, lambisce il mio corpo, carezzevole, sussurra alle mie orecchie e soffia leggera sulla mia pelle, mi attrae e mi allontana in un infinito gioco mentale che guidi abilmente, maestro. Il cibo non ha attrattiva, il vino, bianco e profumato, ne conserva poca rispetto al solito, l'ambiente scompare, tutto si riduce a me e te in un ambiente annebbiato di bollicine alcoliche e leggere, un po' come la mia testa causa vino e il mio stomaco, causa tua. Una musica bassa e morbida si intromette silenziosa, ci solletica fino a farci alzare, mano nella mano, verso una pista da ballo tranquilla, in una penombra che sa di sicurezza e di privato, quasi invisibili se non per gli occhi dell'altro, fianco a fianco, mano nella mano, mente nella mente e cuore a cuore. O per lo meno, tu il mio lo hai. Balliamo così, sereni, astratti, per alcuni minuti, fino a che la musica non cambia, un ritmo più veloce stavolta, passionale, forte, un ritmo che non voglio e non so tenere, un ritmo che non mi si addice; allora allento la presa sulla tua mano e indietreggio piano, ma la tua mano sul mio fianco me lo impedisce, una pressione sicura, forte abbastanza da essere ...
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