1. La rimpatriata (1° parte)


    Data: 13/09/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: crigio, Fonte: Annunci69

    ... vuol dire solo una cosa: che il tedesco con cui sta adesso deve avere una dotazione non indifferente.
    
    “Beh, se vuoi ci si può rivedere una volta… tanto se non ho capito male non abitiamo molto distanti, giusto?”. Stavolta ad osare è lui.
    
    Io approfitto subito: non posso certo lasciarmi sfuggire un’occasione del genere!
    
    “No, no, direi che saranno al massimo una cinquantina di chilometri! Come no! Volentieri!”.
    
    “Ok. Allora se ci scambiamo il numero, io organizzo e poi ti chiamo, e se sei libero ci vediamo”.
    
    “D’accordo”, e gli scrivo il mio numero nella finestra. Lui mi fa uno squillo di conferma e per farmi avere il suo.
    
    “Arrivato?”, mi scrive. “Sì”, rispondo. “Allora a presto. Un abbraccio!”, aggiunge. “A presto”, lo saluto.
    
    Passano diversi giorni prima che Enrico mi contatti per vederci: avrà avuto da fare, e comunque anch’io sono stato molto impegnato, tanto che l’avevo dimenticato. E poi ho continuato ad arrovellarmi il cervello sui possibili impieghi delle registrazioni fatte sulla nave. “Se non la smetto divento pazzo!”, mi sgrido, “Tanto non posso farci niente. È inutile fasciarsi la testa prima di rompersela!”.
    
    È un sabato sera di fine settembre quando ricevo un sms: “Ciao. Sono Enrico. Ti ricordi ancora di me? Lo so di chiedertelo all’ultimo minuto, ma ti andrebbe di vederci stasera?”.
    
    Ci penso un attimo e, visto che non ho programmi, rispondi di sì. “Bene”, mi fa lui, “allora facciamo che ci vediamo in Piazza Garibaldi verso le 21, ok? Ci ...
    ... facciamo uno squillo quando arriviamo. A più tardi”.
    
    Un’ora prima inizio a prepararmi: indosso dei jeans fit e una t-shirt stretch che evidenzia i miei capezzoli, che strizzo un po’ per farli inturgidire. Metto su un giacchino corto, perché l’autunno comincia a farsi sentire.
    
    Arrivo in Piazza Garibaldi con un po’ di anticipo e aspetto. Alle nove in punto il mio cellulare trilla. “Pronto!”, rispondo.
    
    “Sì, ciao. Sei arrivato?”.
    
    “Sì, sì”.
    
    “E dove sei? Ti raggiungo”.
    
    “Proprio sotto la statua”, così non ci potevamo sbagliare.
    
    “Bene. Arrivo”.
    
    Dopo pochi secondi sento bussare sul finestrino.
    
    “Ehi, ciao, ragazzone!”, lo saluto, “Tutto bene?”.
    
    “Sì, dai! E te?”.
    
    “Anche… tutto sommato…”.
    
    “Qualche problema?”.
    
    “Oh no”, preciso, “niente di che. Allora, andiamo? Ti seguo con la macchina?”.
    
    “Sì, perfetto”, e avvio il motore, lo seguo con lo sguardo per vedere dove ha parcheggiato e poi gli vado dietro finché arriviamo sotto casa sua. Parcheggiamo e saliamo in casa.
    
    “Vuoi qualcosa da bere?”.
    
    “Un analcolico, se ce l’hai”, e mi offre un crodino con una scorza d’arancia e viene a sedersi accanto a me sul divano.
    
    “Ti trovo in gran forma!”, ammicco, e gli palpo il torace, che sembra essere ancora più tosto della scorsa estate.
    
    “Beh, tra gli allenamenti e la palestra è naturale che mi tonifichi”.
    
    Appoggio il bicchiere sul tavolino e riprendo il massaggio del suo petto, questa volta con entrambe le mani. Lui si toglie un raschio dalla gola, forse ...
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