La vendetta di Vera
Data: 15/09/2019,
Categorie:
Etero
Autore: gioialunavera
Il mattino dopo, mi svegliai nel mio appartamento parigino un po’ indolenzita nelle parti intime e nella dignità, e soprattutto decisa a far pagare a Jean lo scherzetto che mi aveva fatto.La mia vendetta si sarebbe consumata quel giorno stesso: non è mia abitudine far passare tempo sulla mia rabbia, che si consuma rapida. Invece volevo vendicarmi col mio amante, ferirlo subito nell’orgoglio, come lui aveva fatto con me.Ma come fare, cosa fare? Mi lambiccai il cervello su cosa organizzare, e la risposta mi venne semplice, mentre mi recavo al lavoro quella mattina, appena parcheggiai la mia piccola utliitaria nel vicolo dietro al negozio…quello stesso vicolo che pochi giorni prima mi aveva visto protagonista di un gioco erotico con il mio uomo-voyeur.Scesa dall’auto, infatti, vidi subito il vecchio ciabattino intento a lavorare, chino sul suo banco. Lui mi avrebbe aiutato, inconsapevolmente, a vendicarmi di Jean, e avrebbe avuto un “collaboratore”, anch’egli inconsapevole: il suo giovanissimo apprendista, che, per mia fortuna, era piuttosto belloccio, come avevo avuto modo di constatare più di una volta, notandolo attraverso i vetri della bottega.Così, quando alla pausa pranzo …….mi chiese se volevo mangiare qualcosa con lei, declinai l’invito e mi precipitai alla mia auto. Mentre aprivo lo sportello, mi misi a cantare ad alta voce: il ciabattino e il suo assistente non poterono fare a meno di notarmi, e rivolsero lo sguardo verso di me, che, salendo in auto, mi mossi in modo ...
... provocante, mostrando le mie cosce inguainate nelle calze, fino alla giarrettiera nera.. A Anche da lì si vedevano con chiarezza i volti dei due uomini, a bocca aperta, gli sguardi avidi.L’amo era stato lanciato. Entrai in macchina, mi tolsi una scarpa e, forzandola sul fondo dell’abitacolo, spezzai il tacco. Mi tolsi le mutandine, poi chiamai Jean. Mi rispose nel suo solito modo, frettoloso, con il suo tono da manager, “Dimmi”. Con voce roca mormorai: “Ciao, so che sei al lavoro, non ti disturbo. Volevo solo dirti…visto che sei contento quando scopo con i tuoi amici, ti informo che ora sono con il ciabattino, ci stiamo divertendo un po’. Ciao”. Chiusi la comunicazione, scesi dall’auto e, zoppicando un po’ sulla scarpa rotta, entrai nella bottega del ciabattino.I due uomini mi riconobbero subito. Mi vennero incontro solleciti, pronti. Io spiegai che mi si era spezzato il tacco e che avevo bisogno che fosse riparato subito. Il vecchio si rivolse al suo aiutante: “Prendi la scarpa della signora”, ordinò. Io sedetti su uno sgabello; avevo la gonna corta e stretta, e sedendo, la sollevai un po’, scoprendo le cosce. Il giovane si avvicinò e io, anziché dargli la scarpa, sollevai la gamba perché me la levasse lui: sapevo bene che in questo modo avrebbe visto che non portavo mutandine.Lui se ne accorse subito: i suoi occhi saettarono dal mio sesso scoperto al mio viso, per vedere se l’avevo fatto apposta. Il mio sguardo malizioso e la bocca increspata gli rivelarono che sì, lo stavo ...