La vendetta di Vera
Data: 15/09/2019,
Categorie:
Etero
Autore: gioialunavera
... aquilino nella fregna. Lo sentii aspirare i miei umori…era estasiato. Tirò fuori il suo naso lungo e appuntito e vidi che era impiastricciato e umido…poi mi mise dentro la lingua e cominciò a leccarmi. Era un piacere immenso, leccava golosamente, sorridendo, mormorando che la mia fica era buona, gustosa, dolce. Io godevo in ogni attimo, e avevo dimenticato perché ero lì. Tale era il piacere di quella lingua, che quando vidi Jean e il vecchio affacciati alla finestrina, che mi osservavano, sobbalzai per un attimo. Poi ricordai: la ma vendetta!Mi sporsi verso il giovane e gli sfiorai la spalla. Lui sollevò il volto bagnato dei miei umori vaginali, e lucidissimo, aveva un sorriso gioioso e lo sguardo eccitato. “Scopami”, lo pregai.Lui non se lo fece ripetere: si sollevò sulle braccia muscolose, e con un solo movimento fu su di me. Molto velocemente si aprì i pantaloni ed estrasse il pene: non lo vidi, ma lo sentii. Era enorme, entrò dentro di me facilemente. Ero bagnata fradicia, aperta, eccitata da morire. Il ragazzo cominciò a muoversi in modo ritmico, ondeggiando, prendendomi i capelli, accarezzandomi il viso. Era meraviglioso. Dimenticai Jean e il vecchio, dimenticai che ci stavano spiando dalla finestra, dimenticai che stavo scopando per vendicarmi del mio uomo. Dimenticai tutto. Esistevamo solo io e quel giovane che stavamo facendo una scopata perfetta: il suo cazzo e la mia fica parevano nati per stare insieme, io lo avvolgevo come un guanto, lui strofinava le pareti ...
... della mia vagina con un delizioso sfregamento, e intanto mi accarezzava il seno, mi scaldava i capezzoli con i polpastrelli, e mugolava di piacere.All’improvviso sentii arrivare l’orgasmo. Se ne accorse anche lui, e mi incitò con parole e respiri. Venni piangendo e ridendo, scossa nell’intero corpo, e quando ancora la mia vagina palpitava, venne anche lui, accarezzandomi il collo e il mento, guardandomi negli occhi, ridendo e piangendo.Il vecchio si era masturbato di nuovo, quello schifoso voyeur, ma non mi interessava. Vidi che Jean, accanto a lui, mi fissava, immobile. Mi sollevai all’improvviso dal sedile dell’auto. Ora ero lucida, in un attimo tornata in me. Il giovane che mi stava accanto si ricompose e mi baciò sulle labbra. Mi accarezzò il viso, mi scostò i capelli dagli occhi, mi sorrise. “Sei bellissima”, mormorò. Io tacevo, incapace di parlare, di pensare. Cosa stavo facendo? Cosa mi era venuto in mente, coinvolgere questo tizio sconosciuto?“Possiamo rivederci?”, mi chiese lui. Io lo guardai, con un sorriso a metà tra lo scherno e l’amarezza, e risposi: “Rivederci? Non sai neppure come mi chiamo…e io non so neppure come ti chiami tu. Non ci conosciamo. E tu vuoi rivedermi? Non è il caso…”.Il giovane, mortificato, scese dalla macchina. Mentre si riassettava un po’, a grandi passi arrivò Jean. Ignorando il giovane, che lo guardava ad occhi spalancati, entrò in macchina urlandomi insulti: “chienne, putain! Tu es une pute ! chienne ! chienne ! ».Ero mortificata, più per la ...