1. La sveltina (doppia) ovvero “dai, troia, calati i pantaloni, scopri il culo… fai presto!”


    Data: 29/09/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: FringuellinoCaldo, Fonte: Annunci69

    Dai meandri della mia memoria.
    
    Una giornata di fine maggio, già piuttosto calda, quasi estate.
    
    Avevo il pomeriggio libero e mi stavo recando all'oratorio, erano tutti lì, pensavo che forse, anzi non forse, sicuramente, prima di sera mi sarebbe toccato qualcosa, nessun problema ero abituato, soddisfare qualche cazzo era una pratica quasi quotidiana. Tra l'altro pensavo che avrei ritrovato T., era qualche giorno che non passava da casa mia e di sicuro era pieno come un uovo.
    
    La stanza con le vecchie poltrone era lì che aspettava.
    
    Percorrevo la solita scorciatoia, dove non passava quasi mai nessuno, che comprendeva un sentiero, da una parte dei muri di recinzione, dall'altra la campagna.
    
    Ero agli inizi del mio percorso da troia, ma pur non essendo ancora ancora nel momento di maggior “notorietà” la dolce e disponibile Polly cominciava ad essere, molto spesso, oggetto delle conversazioni nel giro degli inculatori seriali, già molto apprezzata da parecchi di loro. Vi ho già detto di questa cosa, di tutte le chiacchere (vere) che sarebbero, nel tempo, girate sul mio conto.
    
    Appena imboccato il sentiero, vidi un uomo che sbucava dietro la curva, dalla stazza e dal modo di muoversi compresi subito di chi si trattava: era S., un tipo prepotente che frequentava i bar, anche quello dell’oratorio, scapolo, poco meno di quarant’anni, grande e grosso, un po' temuto perché era facile alla rissa e si scaldava per un nonnulla.
    
    Ci incontravamo spesso, faceva battute sul mio ...
    ... conto ma fortunatamente non avevo mai avuto niente a che fare con lui.
    
    Fino a quel momento.
    
    Anche quel giorno iniziò prendendomi in giro: “Uhe! La Polly, il frocetto del paese… ciao checchina, vai in cerca di cazzi come al solito… sarai bagnata… di sicuro ci sono i tuoi amici che ti aspettano per farti bere la loro sborra!” in effetti aveva ragione e mentre pronunciava queste parole si era avvicinato, aveva uno sguardo strano, un po’ allucinato, pensai che forse era ubriaco.
    
    Sbagliavo, non era ubriaco, era eccitato, il suo era uno sguardo concupiscente, da porco.
    
    Si fermò un attimo, osservandomi come se dovesse prendere una decisione.
    
    “Sai mi è venuta voglia… dai, vieni con me, voglio vedere com’è inculare un buco come te”.
    
    Mi afferrò per il braccio, mentre con l’altro apriva un cancelletto posto sulla recinzione di un orto lì vicino, mi spinse dentro, per lui tutto molto facile, pesava praticamente il doppio di me ed era fortissimo.
    
    Io me la sarei svignata volentieri ma capivo bene che non ci sarei mai riuscito, quindi scelsi il male minore, ovvero un dose del cazzo di S..
    
    Uno in più o uno in meno, faceva poca differenza.
    
    Ci infilammo sotto ad un pergolato, fuori da sguardi indiscreti, S., mentre se lo tirava fuori disse: “Ciucciamelo un po’, sbrigati”, mi inginocchiai e glielo presi in bocca.
    
    Non aveva un buon sapore, piuttosto aspro, amaro, però era un bel cazzone scuro, cattivo, rugoso, pelosissimo, grosso.
    
    Mi afferrò per i capelli, mossa ...
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