La sveltina (doppia) ovvero “dai, troia, calati i pantaloni, scopri il culo… fai presto!”
Data: 29/09/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: FringuellinoCaldo
... piuttosto dolorosa e mi scopò la bocca, strusciandomelo contro il palato e la parte interna delle guance ma solo per alcuni istanti, poi con un tono minaccioso: “DAI, TROIA, CALATI I PANTALONI, SCOPRI IL CULO… FAI PRESTO!”.
Piuttosto spaventato obbedii senza battere ciglio, mi tolsi i pantaloni e le mutande e rimasi in maglietta.
“Che bel culetto che hai Polly… liscio, ma ti fai i peli come una femmina, si? (annuii) ma guarda che zoccola, sembra quello della Cinzia (nota puttanella del paese che andava con tutti)… aprilo… fammi vedere il buco…”.
Mi mollò uno sculaccione: “Sbrigati!”.
Allargai le natiche, gesto per me abituale, lui raschiò in gola e mi sputò preciso sull’orifizio da violare, poi, non contento, fece colare un’abbondante dose di saliva sulla cappellona rovente.
Mi appoggiai col petto al poggio inclinato lì davanti, le chiappe tenute sempre allargate, me lo sbatté tutto dentro in un secondo.
Mi fece male, lanciai un urletto, acuto, un falsetto molto poco maschile.:“ Ihhhh! S. fai piano, così me lo spacchi!”.
Doloroso ma piacevole.
“Grosso eh! Strilli come una femmina, Polly, proprio come dicono tutti… spaccartelo… è morbido morbido… e poi non si rompe, ce l’hai spanato come una figa… bello… troietta…” ansimava come un toro mentre mi arava le viscere.
“E’ vero… ahhhh… sono troia e ce l’ho spanato ma così, tutto di un colpo… non sono mica di legno S… ihhh!” mi lamentai io, emettendo un altro significativo gridolino femminile, anche di ...
... goduria, il piacere di essere posseduto, usato come un oggetto da quell’energumeno.
“Voglio che ti lamenti Polly… tieni… prendi…” .
Spinte potenti, micidiali, avevo le lacrime agli occhi, gli urletti si susseguivano, ma fu una vera e propria sveltina, venne rapidamente, dopo pochi minuti, sborrandomi abbondantemente dentro.
Il fatto fu che non aveva finito, tutt’altro, era ancora durissimo e dopo pochi istanti riprese a fare su e giù, più forte di prima, scavando ancora più a fondo, velocemente, lubrificato dalla sua stessa sborra.
Non era la prima volta che mi scopavano così, in successione, anzi, il: “Ne ho fatte due senza tirarlo fuori” era un must, un vanto, un segno di potenza e virilità, una delle scommesse durante le “feste”.
“Ah… rallenta… non serve che fai così forte…” implorandolo non facevo altro che eccitarlo ancora di più sortendo l’effetto contrario.
Sul vialetto lì vicino passò canticchiando un tizio, uno che abitava lì vicino, S. non se ne curò minimamente, concentrato sul mio culo da sfondare, io invece trattenni il respiro, preoccupato, ma quello non si accorse di nulla.
“Cazzo che culetto che hai… dovevo incularti prima… ma mi faceva senso andare con un ragazzo… ma tu non sei un maschio… visto da dietro sei una figa… anche la bocca… tua madre ha due femmine… due sorelle… tu sei quella troia… proprio come dicono in giro… la Polly che va con tutti…”. Ora parlava continuamente, sottovoce, sussurrandomi e deglutendo vicino alle orecchie, senza ...