1. Lui..


    Data: 04/11/2019, Categorie: pulp, Autore: Simone Turner

    Aldo non riusciva a respirare per via del grosso cazzo che gli ostruiva la gola. Quanto tempo era trascorso, giorni, settimane? Non osava chiederlo. L’ultima volta che aveva parlato, solo per chiedere un sorso d’acqua, era stato frustato fino a un passo dalla morte. «I culi non parlano,» aveva ringhiato una voce nel suo orecchio. «È questo che sei ora, un culo, un buco, e servi solo per essere scopato. Annuisci se hai capito.» Aldo aveva annuito, poi dopo essere stato appeso al soffitto per i polsi l’avevano frustato, davanti e dietro, e allora aveva gridato fino a perdere la voce. Molto tempo prima, in un'altra vita, era stato un ragazzo normale. Con una bella casa, un padre, una madre e una sorella più grande, la scuola e un lavoro di paio d’ore a settimana al Quieto, una caffetteria in centro. Era lì che l’avevano preso, mentre rientrava di sera dopo un turno più lungo del solito. L’avevano semplicemente rapito sul ciglio della strada, nessun testimone, nessun indizio. Avevano guidato per ore, con Aldo legato e bendato sul retro del loro furgone. Non si erano nemmeno presi la briga di imbavagliarlo. «Grida e sei morto, frocio» aveva ringhiato uno di loro. Fu sufficiente per metterlo a tacere. Non gli avevano mai chiesto il suo nome, e non gli avevano rivelato il loro. Immaginò che fossero almeno in quattro o forse cinque, dal suono delle loro voci. Alla fine l’avevano chiuso in una cantina, sostituendo la benda con un cappuccio di pelle nera che gli copriva il viso dal ...
    ... naso in su. Era completamente cieco, e anche il suo udito era attutito dal cuoio spesso e caldo. «Vi… vi prego,» aveva supplicato. «Vi prego non fatemi del male, farò qualsiasi cosa.» «Sì, lo farai,» concordò una voce, la stessa del furgone. «Farai qualsiasi cosa, e ti faremo comunque del male.» «Perché?» «Perché ci piace,» disse semplicemente la voce. «Ora sta zitto, frocio.» Con la maschera sul viso aveva perso quasi completamente la cognizione del tempo. L'avevano stuprato quella prima notte, tutti, e ognuno più di una volta. Avevano infilato il cazzo in profondità nel suo buco del culo, senza curarsi di lubrificarlo. Ora giaceva disteso su una struttura metallica, con le caviglie incatenate al pavimento, spalancate, e il ventre premuto contro una barra di metallo. Aveva le mani e gli avambracci legati strettamente con lacci di pelle, fino ai gomiti, e gli facevano male le spalle. Un anello di metallo, infilato nella parte superiore del suo cappuccio, era attaccato a un gancio nel soffitto e gli bloccava la testa inclinata all'indietro in un'angolazione dolorosa. Era incatenato alla struttura in modo che la sua bocca e il culo fossero accessibili per i suoi aguzzini. Dopo un'eternità, il cazzo che gli ostruiva la gola vomitò un torrente di sperma salato ed Aldo soffocò tossendo, rischiando di rimettere tutto. Pregò che lo lasciassero in pace, o almeno che si si fossero stancati di fargli male per il momento, ma non era così. Invece di lasciarlo solo, l’uomo lo liberò dalla ...
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