Lui..
Data: 04/11/2019,
Categorie:
pulp,
Autore: Simone Turner
... struttura e lo trascinò su un piano di legno, dove lo spinse giù, serrandole le caviglie agli anelli posti negli angoli. Tutto il peso gravava sulle sue braccia strettamente legate, ma si costrinse a tacere mentre sentiva le dita dell'uomo tastargli il buco del culo. «Hai davvero un bel culo,» disse lui mentre lo accarezzava, poi spinse dentro con forza due dita. Aldo si contorse mentre quelle dita prepotenti esploravano le sue pieghe interne. L’uomo aggiunse un terzo dito, poi un quarto, e i suoi modi divennero ancora più insistenti, più rudi. Aldo ripensò al suo fidanzato Giacomo, a quanto era stato gentile quando aveva preso la sua verginità, sussurrandole dolcemente all’orecchio quanto stesse bene con lui. Si perse nei suoi ricordi mentre l'uomo allargava sempre di più la sua carne. E si riscosse con una smorfia solo quando lui poggiò la testa sul suo inguine afferrando il suo cazzo con i denti. Lo morse prima usando gli incisivi, poi, girando la testa, afferrò il pene tra i molari, stringendolo finché non gridò. Calde lacrime scorsero dai suoi occhi sotto il cappuccio di cuoio che l’accecava. Respirò affannosamente quando l’uomo rilasciò il suo cazzo, rilassandosi per il momentaneo sollievo. Ben presto però scoprì che era stato un errore, perché l'uomo all’improvviso spinse l’intera mano nel suo buco del culo già disteso al limite. Cominciò a deflorarlo vigorosamente, prima spingendo dentro la mano fino al polso, più in profondità ad ogni spinta, e poi sempre più a ...
... fondo fino ad oltrepassare il retto. Ci volle molto tempo prima che l’uomo si stancasse di quel gioco. Aldo si contorse e lottò contro le sue spinte, ma non c'era niente che potesse fare affinché quel sadico desistesse. Alla fine tirò fuori la mano e si ripulì sul suo petto. «Ecco fatto, frocio, hai il permesso di ringraziarmi.» Aldo singhiozzò per il dolore e l'umiliazione. Doveva ringraziarlo per aver fatto a pezzi le sue parti interne? «Gra.. Grazie,» biascicò nonostante tutto, in agonia. «Ben detto, frocio.» Disse lui chinandosi, e lo baciò con passione sulle labbra. «È un piacere farti male,» proseguì soddisfatto, quasi dolcemente. «Sei un bravo schiavo.» Poi lo gettò nella gabbia, un piccolo spazio appena sufficiente a farlo inginocchiare. Allacciò i polsi con un cappio al collare di cuoio che indossava, e lo chiuse dentro. Aldo sapeva che la tregua non sarebbe durata, così fece del suo meglio per dormire un po' in quella posizione scomoda e dolorosa, inginocchiato sulle barre d'acciaio che attraversavano il fondo della gabbia. Sospettava che fosse una cuccia per cani di qualche tipo, ma era solo un’ipotesi dato che era stato bendato per tutto il tempo. Dopo pochi minuti, nonostante tutto, scivolò in un sonno agitato. Sembrava passato solo un secondo quando fu svegliato. Venne tirato fuori dalla gabbia e gli sbatterono la bocca contro l'inguine di uno dei suoi tormentatori. «Hai due minuti per farmi venire, frocio.» Solo due minuti. E il suo cazzo non era nemmeno duro. Aldo ...