1. La nascita di marta


    Data: 04/11/2019, Categorie: Trans Autore: Marta-trav, Fonte: Annunci69

    ... tornata a mettermi a novanta gradi. Alla pecorina. Il mio uomo, ormai infoiato come un animale, è tornato immediatamente dentro di me.
    
    Io ero alla pecorina. Poggiavo il mio peso sulle gambe e sulle braccia. Antonio, dietro di me, mi afferrava per i fianchi. Pompava con forza. Sentivo quel bastone entrare dentro di me, aprirmi, farsi largo, riempirmi.
    
    Sognavo quel momento da una vita. Ciascun uomo, sono convinta, ha una sua femminilità. Io, ora, non mi stavo accontentando di mostrare a qualcuno questa femminilità (come avevo già fatto quando ero uscita “en femme” per le vie della mia città). No. Ora io ero semplicemente una donna. Una femmina. Calda, dolce, sottomessa, attraente e, soprattutto, capace di soddisfare il suo uomo. Di concedersi completamente al suo uomo. Non desideravo altro.
    
    Poi Antonio ha preso l’iniziativa. Ha poggiato le sue mani callose sulla mia schiena. Ha spinto con forza. Ho capito cosa voleva. Ho tolto il punto di appoggio delle braccia. Ora toccavo il letto soltanto con le gambe (sempre a novanta gradi) e con la testa. In questa posizione il mio buchino era oscenamente proiettato verso Antonio. Che, nel frattempo, aveva cambiato posizione anche lui. Ora poggiava il suo peso direttamente sui piedi, non più sulle ginocchia. E mi stava montando come fossi una vacca, una giumenta. E forse lo ero veramente. E lui era il mio toro, il mio stallone.
    
    Poi ha fatto una cosa che mi ha sorpresa. Pur rimanendo dentro di me si è girato di centottanta ...
    ... gradi.
    
    Ora mi dava le spalle. Ma soprattutto costringeva il mio intestino a prendere una forma alla quale non era abituato. Se avessi avuto una bella figa al posto del mio uccello c’era la possibilità che, in quella posizione, il membro di Antonio fosse fuoriuscito proprio dalle labbra della figa, dall’interno. Ma io non avevo una figa. E quindi le spinte di Antonio, ormai quasi violente, servivano solo a dilatare ulteriormente il mio buchino. A dargli una forma nuova. Ancora più grande.
    
    “Potrei inserire una mano dentro di te” mi ha detto Antonio sfilandosi da me.
    
    “Dovresti vedere quanto sei bella qui dietro” mi ha detto ancora.
    
    Poi si è alzato. E’ andato a frugare tra la sua roba ed è tornato con il suo cellulare. E mi ha detto che mi avrebbe scattato una foto. Sia per farmela vedere, sia per tenerla come ricordo.
    
    Come ho già detto non mi ero posta limiti, quindi ho accettato di buon grado.
    
    Ha fatto qualche scatto mentre ero ancora nella posizione che mi aveva imposto poco prima. Che poi mi ha mostrato. Non credevo ai miei occhi. Quello non poteva certo essere il mio buchino. Enorme, con le pareti arrossate e con il buio che, fino a un attimo prima, aveva ospitato l’enorme membro di Antonio.
    
    Ero fiera e orgogliosa di me. Mi piacevo ancora di più. Ero soddisfatta.
    
    Istintivamente mi sono andata a toccare il buchino. Ma Antonio mi ha tolto la mano e ha infilato nuovamente la sua proboscide.
    
    Eravamo al gran finale.
    
    Il mio uccello era duro come non mai ...