1. La nascita di marta


    Data: 04/11/2019, Categorie: Trans Autore: Marta-trav, Fonte: Annunci69

    ... casa in campagna che possedevamo vicino la città dove abitavamo. Ed io rimanevo solo per tutto il week-end.
    
    Non mi accontentavo più di indossare soltanto le scarpe di mia madre. Volevo di più. Ed allora cominciavo a vestirmi da donna. Mettevo lo smalto alle unghie dei piedi. Indossavo i collant. Indossavo addirittura le mutandine con l’assorbente. Mettevo una gonna. Mi truccavo. E mi masturbavo.
    
    Ma non bastava. Qualche volta uscivo così vestito sul pianerottolo di casa. Dove c’erano le porte di altri tre appartamenti. E mi masturbavo sulle scale che conducevano al piano inferiore.
    
    La sera, poi, alzavo la tapparella del salone e mi sdraiavo supino sullo schienale del divano, poco distante dalla finestra. Nudo. Con i soli sandali indossati. E mi masturbavo.
    
    Qualche altra volta ancora, osando ancora di più, poggiavo le ginocchia sullo stesso schienale e i piedi sul davanzale della finestra. Risultato? Il mio culo era praticamente proiettato verso l’esterno. Verso un palazzo di sei piani. Dove abitavamo molte persone che conoscevo.
    
    Ed in più, con le mani, cercavo di dilatare il sedere. Di rendere più visibile il mio buchino, qualora ce ne fosse stato bisogno. E poi mi masturbavo.
    
    Ma le fantasie e le mie attività finivano così. Non sono mai andato oltre. Non immaginavo un oltre.
    
    Per più di otto anni mi sono vestito da donna quando ho potuto. Ma sempre in casa. E mi sono masturbato un’infinità di volte.
    
    L’ultima e più importante esperienza adolescenziale ...
    ... l’ho fatta a diciannove anni. Appena conseguita la patente. Era mattina. Ero solo in casa. Ho messo lo smalto sulle unghie dei piedi. Ho aspettato che asciugasse. Ho infilato in uno zainetto tutto il materiale che mi serviva. Ho indossato una tuta e sono uscito. Ho preso la macchina di mia madre e mi sono diretto nel grande parcheggio vicino la scuola dove mi ero da poco diplomato. Ho parcheggiato un po’ in disparte. Mi sono sfilato i pantaloni della tuta. Ho indossato un paio di autoreggenti bianche che avevo rubato dal cesto della biancheria sporca del bagno di una mia zia – sicuramente appartenevano ad una mia cugina – ho infilato una minigonna bordeaux e i sandali con il tacco che ormai erano diventate le mie seconde scarpe. Tacco otto centimetri. Nere. Solo un po’ troppo piccole rispetto al mio piede che, nel frattempo, era cresciuto. Ma le facevo andar bene lo stesso. Sopra ho tenuto la felpa della tuta. Così vestito ho messo in moto ed ho fatto un giro per il quartiere. E credo che qualcuno abbia pure visto le gambe mie fasciate nelle autoreggenti. Perché ai semafori la gente buttava distrattamente un’occhiata dentro la macchina e veniva colpita dalle mie gambe nude. Ma non credo di aver incontrato qualcuno che conoscevo. Appena ho potuto ho parcheggiato e, anche quella volta, mi sono masturbato.
    
    Poi ho iniziato l’università, mi sono fidanzato, mi sono sposato e ho avuto un bambino. Per anni, cioè, la donna che era in me è tornata a dormire.
    
    Ma, per quelli come me, ...
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