1. Appartenenza (prima parte)


    Data: 02/12/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: boreetoah

    ... assistenti che amava fare fotografie faceva entrare qualsiasi immagine in quella stanza da cui lei poteva vedere solo palazzoni grigi. L’ultima volta le portò un arcobaleno. Sembrava che tutto fosse a posto quando venivano loro. Non distoglievano lo sguardo e non abbassavano la voce per quella forma di velato imbarazzo che prende chi sta bene di fronte a chi è terminale. La trattavano come una persona. Come neanche Fausto riusciva più a fare. Era terribilmente spaventato. Il suo cuoricino si stringeva sempre più quando entrava in quella camera. Anche se la sua mamma aveva per lui sempre quel fantastico sorriso, anche se riservava solo a lui tutto l’amore che aveva negli sguardi lucidi, anche se lo accarezzava sul viso con la mano fredda e ossuta. Nell’ultimo mese la morfina sembrava aver fatto miracoli. Il dolore era scomparso e lei sorrideva serena, come non aveva più fatto da tempo. Se lo stringeva al petto e gli diceva quanto l’amava. Gli diceva di non piangere e di non essere triste. Di essere forte, di non dimenticarla, ma di non soffrire. A un bambino di 11 anni, che della morte non sapeva nulla. Sapeva solo che si sarebbe portata via sua madre e lui non l’avrebbe più vista. Non avrebbe più avuto i suoi abbracci, i suoi sorrisi, i suoi baci, le sue parole, i suoi sguardi. Il suo amore. Gli ultimi due giorni fu sedata, perché era molto agitata e per non farla soffrire. Lui restò seduto a fianco al letto tenendole la mano abbandonata e minuta. Non ci fu verso di ...
    ... allontanarlo. Mauro, il padre, era completamente abbandonato a se stesso, incapace di reagire e di interagire con gli altri. In quelle ultime ore, fu sua sorella a gestire la situazione. Il respiro della mamma cambiò e Fausto rimase a guardarla terrorizzato, improvvisamente consapevole che lei lo stava lasciando. Era talmente debole che non durò molto. Poche ore e lei non ci fu più. Quel povero involucro sembrava una cosa minuscola nel letto enorme, ora che lei era andata via. Fausto non sentì nulla. Solo freddo. Un freddo gelido che gli avvolse il cuore. Mentre suo padre si gettava a stringere il corpo e a baciare il volto, invocandone il nome, lui si alzò senza dire una parola e uscì dalla stanza. E mentre faceva ciò, i suoi occhi cambiarono. Divennero gelidi come il suo cuore e un pensiero si fece strada dentro di lui. Non avrebbe più permesso che qualcuno lo lasciasse. Non avrebbe più permesso che qualcuno lo abbandonasse. Non avrebbe più permesso che qualcuno lo amasse e se ne andasse. Se mai fosse riuscito ad amare ancora, quella persona sarebbe stata sua e nessuno se la sarebbe presa senza il suo permesso. E quella persona la incontrò a quattordici anni, ma non la riconobbe.
    
    L’atrio della scuola era affollato dei ragazzi al primo anno del liceo scientifico e dei genitori che li accompagnavano. Attendevano la presentazione del preside e l’assegnazione alle rispettive classi. In quel bailamme Fulvio si guardava intorno intimidito e con gli occhi sgranati chiedendosi come ...
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