Coca y rum
Data: 05/12/2019,
Categorie:
Tradimenti
Autore: HarrymetSally
... prossima volta che mi accompagni a casa te lo spiego” disse.
Impiegai quasi due minuti a riprendermi da quell’uragano, minuti durante i quali Armando mi baciò i seni, l’addome e la fica intrisa di effluvi.
“Sei soddisfatta, mia signora?” chiese, quando mi fui calmata.
“Fatti anche il culo, dai” risposi, cogliendolo alla sprovvista.
“Sicura?”
“Come ti ho detto, non voglio niente che potrei rimpiangere domani.”
“Aspetta” disse. Raccolse una delle candele dal pavimento e si alzò. Lo sentii scivolare verso la cucina e aprire il frigorifero. Qualche istante dopo, le mie narici avvertirono un inconfondibile aroma di burro fuso.
“Sei un fan dell’ultimo tango, eh?” sospirai, e mi voltai a sorridergli.
Non credo che avesse afferrato la battuta, ma mi sorrise di rimando e tornò a sedersi accanto a me. Appoggiò la ciotola di burro fuso di fianco al letto e mi accarezzò il viso e i capelli.
“Sei pronta, tesoro?” domandò, e all’improvviso la sua esse strascicata fu eccitante.
Annuii. Mi misi a quattro zampe sul letto, in attesa, offrendogli la piena vista di quel trofeo che ormai gli apparteneva. Armando cominciò a lavorarmi con delicatezza, prendendosi molto tempo. Assaporai la dolcezza delle sue dita attorno e dentro il mio sfintere, mentre le labbra mi coprivano di baci la schiena e le natiche. Mi lasciai cullare dal caldo contatto della fluida crema di burro sulla ...
... mia carne. Fu premuroso e attento, un vero gentiluomo. Il suo cazzo duro e vibrante era l’unico segno della sua impazienza.
Si posizionò alle mie spalle e spalmò un po’ di burro sulla cappella, poi la appoggiò con dolcezza all’ingresso. Cominciai a inspirare profondamente, cercando di rilassare i miei muscoli interni e prepararmi a quella intrusione così desiderata e temuta.
“Chiedimelo ancora” mi sussurrò all’orecchio.
“Fammi il culo” dissi, e così fu.
Il lunedì sera seguente, a lezione, sentivo ancora male. In coda a tutte le gentilezze e le cautele che mi aveva usato, Armando mi aveva spaccata in due senza troppi complimenti e senza farsi mancare proprio nulla. Notai che diversi allievi del gruppo mi osservavano con aria allusiva, intuendo che la mia camminata storta aveva una sola spiegazione.
Mentre mi scaldavo prima di iniziare, vidi Armando in un angolo, intento a parlottare con uno degli allievi veterani.
Guardavano nella mia direzione, e ridacchiavano.
Potevo immaginare quella conversazione a mezza bocca.
L’altra notte le ho rotto anche il culo.
Non dire cazzate!
Giuro, me lo ha chiesto lei. Non vedi come cammina?
E faceva pure la santarellina che salutava appena.
Alla fine, è una troietta come tutte le altre.
Risate.
Qualcosa del genere.
Ero diventata parte della leggenda metropolitana, e la cosa non mi piacque.
O forse sì.
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