ICVM |2| Il cesto Mancante
Data: 02/01/2020,
Categorie:
Feticismo
Autore: Leliste, Fonte: EroticiRacconti
La notte, in via del Mirto 46, era nera. Nera e burrascosa. In uno spazioso appartamento al terzo piano della palazzina, abitavano tre ragazze e due ragazzi, tutti universitari. Alex, studentessa di 23 anni , era in camera sua che ripeteva matematica finanziaria in vista dell'esame. Aveva scelto economia perché si sentiva pronta per una vita manageriale e imprenditoriale. Come gran parte delle scelte della vita, anche questa sembrava essere un rimorso e poco altro. Aveva già cenato da un po' e stava sorseggiando un tè nero pienissimo di miele. Ciononostante, gli occhi si chiudevano quasi da soli e decise di prendersi una pausa da quegli esercizi infiniti. Si alzò dalla sedia e si guardò allo specchio. Aveva delle occhiaie tremende. Era sfatta, finita. Ruotò su se stessa per osservare il busto e i fianchi e per scorgere il profilo del sedere. Una delle poche cose per cui la parola “rimorso” non aveva senso. Era fortemente soddisfatta del suo fondoschiena e quando la sua autostima vacillava anche solo per un attimo, le bastava piazzarsi davanti lo specchio per essere confortata. “Ci vuole culo, nella vita!”, dicevano le sue amiche e anche sua nonna, che delle sue amiche era la migliore. Come nipote prediletta, aveva perfettamente incarnato quella massima filosofica popolare. Ogni volta che si prendeva una sculacciata da sua nonna, ottantenne campagnola orgogliosa e arzilla, si sentiva di nuovo ricondizionata e appacificata col mondo. L'amore della nonna aveva scolpito la ...
... propria motivazione in quei glutei. Non era dunque bizzarro pensare che Alex fondasse le sue più salde convinzioni, i suoi punti fermi su quel sedere. Era bello, sodo e certamente ammaliante, ma il suo alto valore derivava dal legame con la tradizione, con il paese. Con la famiglia, con l'infanzia. Con le speranze di donna emancipata. Era simbolo di sacrificio, in palestra e fuori da essa. Era il suo biglietto da visita nelle relazioni umane, intime e meno intime. Lo sguardo indugiò ancora per un paio di secondi dopodiché si esaminò i seni. Li strizzò, cercando di dargli una forma più audace. Se il culo le dava gioie, i seni invece erano più una frustrazione che altro. Alcune rare volte li trovava belli, tuttavia solo in alcuni periodi. Quando ad esempio aveva le mestruazioni diventavano piú grossi ma la mastite dolente rendeva tutto un piacere vano. Il seno, non del tutto assente ma certamente dotato di meno “carattere”, rappresentava i doveri. La maternità. Il senso di responsabilità. Il dover prendere “di petto” i problemi della vita. Si sostituivano spesso alla sua espressione del viso. Laddove le persone dovevano fissarla negli occhi, inevitabilmente si distraevano cercando di trovare motivi più validi sulla sommità dei capezzoli. Era dura, doversi confrontare con le coetanee maggiorate. Ma questi erano problemi da adolescenti. Adesso lei era donna, studentessa impegnata e le uniche curve che dovevano realmente importarle erano quelle della domanda e dell'offerta in finanza. ...