1. Sympathy for the devil


    Data: 03/03/2020, Categorie: Esibizionismo Autore: pink_, Fonte: EroticiRacconti

    ... nera, cappotto, che ore saranno? Io vado. Il cielo è grigio, forse pioverà, salgo in macchina e parto. C’è un po’ di traffico e io ho il tempo di respirare. Ma quanto tempo è che non respiro? Stai calma è un solo istante. Io mollo tutto e torno a casa. Oppure no, vado lo stesso ma non faccio niente. Proprio ora che ci sono? Vado, lo faccio e basta. E se fosse proprio il nostro, di giudizio, a preoccuparci di più? Ho mille pensieri in testa, cos’è che voglio davvero? Dove stai andando? Scema, dove stai andando? Neanche me ne accorgo e sono già davanti alla parrocchia. Non ho più tempo di pensare. Ora devo agire. C’è una piccola porta di legno accanto all’ingresso della chiesa. Provo a spingerla appena, è aperta, c’è nessuno? Davanti ai miei occhi si allunga uno scenario da film fantasy. Un lungo corridoio scuro pieno di porte chiuse. Dove devo andare ora? È in quell’istante che appare sullo sfondo un orco. Un orco femmina che tiene in mano un gigantesco mazzo di chiavi e mi osserva, senza dire niente. Sto.. cercando Don Massimo ho.. un appuntamento. Lo dico incerta con le gambe improvvisamente fragili. Dove diavolo è finita la mia alter ego ora che ho più bisogno della sua voce? Prego. Mi fa l’orchessa con una voce sorprendentemente squillante. Mi incammino per il lungo corridoio e arrivo davanti a quella strana signora portatrice di chiavi. Da questa parte mi dice. Entro in un piccolo ufficio austero, mobili di legno scuro illuminati da un neon orrendo. Massimo arriva ...
    ... subito. Lo dice così, come fosse suo fratello, senza neanche usare il “don”. Sono sola adesso. Tutto avverrà qui. Studio l’ambiente. Il prete si siederà lì. La ragazza impertinente si accomoderà proprio di fronte, quella è la mia sedia. La prendo e la sistemo un po’ calcolando velocemente le distanze. Ci sono. Mi siedo. Aspetto. Passano minuti interminabili in cui la folla di pensieri che ho dentro urla a voce troppo bassa perché io capisca più qualcosa. Sono partita ormai. Sto ballando. Abbasso lo sguardo e vedo il mio petto che si gonfia e sgonfia d’aria a un ritmo troppo veloce. Calmati, mi dico. Un rumore lieve dietro le mie spalle che quasi mi spaventa. La voce profonda di un uomo che ringrazia l’orchessa e le comunica qualche informazione logistica che non afferro. Orari, appuntamenti, faccende da prete immagino. Mi sollevo dalla sedia e riesco a dire solo buonasera mentre Don Massimo mi illumina con un sorriso cordiale e accogliente. Avrà poco più di quarant’anni. Indossa il classico completo scuro con tanto di colletto bianco d’ordinanza, sembra uscito da un film. Una barbetta curata circonda un viso pulito e rilassato. Ha qualcosa che non so decifrare, come fosse una maschera invisibile. Un sacerdote, mi dico, è un uomo con una maschera addosso. Un maschio che fa finta di non esserlo. Atteggiamento simpatico e vagamente forzato. Mi guarda e non mi vede, forse. O forse ha solo imparato a registrare le presenze femminili senza mostrare il benché minimo interesse. È un uomo ...
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