1. LA VENERE E IL VILLANO (PARTE SECONDA)


    Data: 25/03/2020, Categorie: Etero Dominazione / BDSM Sensazioni Autore: Dunklenacht, Fonte: RaccontiMilu

    ... mai rifiutato, perché necessitavo del suo vitto e del suo alloggio. Era incredibile come il Villano riuscisse a darmi del lei e, allo stesso tempo, a farmi tutto quello che mi faceva sotto le lenzuola, di soppiatto, quando la sua governante non poteva vederci. Devo specificare che costei dormiva da tutt'altra parte e, con ogni probabilità, non udiva nemmeno le grida, i gemiti, i sospiri ed i versi selvaggi che, di notte, provenivano dalla mia stanzetta, quando venivo posseduta dal mio padrone di casa. Mi piaceva denudarmi e poi rivestirmi in presenza di quell'uomo, alla luce vaga della lampada. Era un gioco carnale, fatto di pelle femminile e maschile ad un tempo. Io lo svolgevo portando indosso soltanto la mia vestaglia rosa; non mi dispiaceva toglierla e farmi mettere a gambe in su, per poi prenderlo dentro.- Se devi farlo, fallo! - dissi una notte al mio uomo, per incitarlo, dandogli del tu per la prima volta, mentre lui esitava, la bocca spalancata davanti alle mie forme. - Prendimi per il sedere! Sbrigati! Sbrigati! Sbrigati!E così, accadde che scoprissi il piacere di farmi trovare seminuda, dopo la doccia, mentre ero intenta a curare le unghie dei miei piedi o ad accarezzare la pelle delle mie gambe. Non di rado, durante i preliminari amorosi, mi facevo toccare la schiena e le spalle femminili da quelle mani robuste. La cosa che più mi divertiva, però, era eccitare il mio uomo con il mio comportamento e sapere che, per ...
    ... fare tutto ciò che facevamo, occorreva che sia lui che lei si togliessero le mutande. Era un gesto quasi meccanico ed inevitabile, che praticavamo sempre, sul mio letto, in occasione di quegli incontri. Poi, si arrivava al dunque.In occasione dei nostri coiti notturni, il Villano prese ben presto l'abitudine di emettere i miei stessi versi, sia pure con voce maschile. Io mi dicevo sempre che, ormai, eravamo un cuore solo ed un amore solo.Lo dovette capire anche lui, quella sera, mentre passeggiavamo insieme sull'argine maestro ed un tramonto di fine autunno tingeva dei suoi colori le sponde del fiume, i prati resi bruni da quella stagione d'oblio e le poche figure che caratterizzavano il paesaggio della bonifica: qualche casolare diroccato in lontananza, un olmo, il cui tronco pendeva malinconicamente da un lato, un vecchio trattore, che spargeva tutt'intorno il rombo confuso del suo motore un po' arrugginito. Qualcuno arava in lontananza, sì...- Dimmi un po', vecchio mio � dissi al Villano. - Vorresti vivere tutto solo con me, in mezzo a questi campi? Tutto solo con me, la tua Venere...Egli mi rispose di sì, con un cenno.Poi, le nostre sensazioni svanirono, nella quiete della bonifica, in una visione di fronde ormai spoglie e di bagliori rossastri, che tingevano delle loro luci i tetti lontani delle idrovore sperdute e dei capanni, costruiti in prossimità di un vicino stagno, dove nuotavano le folaghe e le gallinelle d'acqua. 
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