Dalle Nebbie del Passato
Data: 14/04/2020,
Categorie:
Lesbo
Autore: Patrizia V.
... provai con delicatezza mi vidi respinta in malo modo. Così per vendicarmi le portai via il ragazzo durante una festa di classe, e fu quella la volta che mi feci fare il culo per la prima volta… Praticamente in pubblico, visto che il giorno dopo a scuola lo sapevano tutti. A quel punto ero già considerata una puttana e potevo divertirmi senza troppe ipocrisie. Non ero certo l’unica troia della classe, ma probabilmente ero una delle più disinvolte: fu allora che conobbi Elena, una ripetente all’ultimo anno più zoccola di me. - Non avevi un ragazzo? La mano di Eva ha cominciato ad accarezzarmi il fianco. No, non uscivo mai più di due o tre volte con lo stesso ragazzo. In realtà, i ragazzi non mi interessavano se non per scopare e farmi pagare qualche regalino. All’epoca i miei si erano mangiati quasi tutti i soldi messi da parte con la vendita della casa a Dorsoduro: avevamo un sacco di guai economici e loro stavano per divorziare. Così io ero diventata brava a strapare ai ragazzi tutto quello che potevo, dalle cenette fuori alle ricariche per il cellulare, fino ai jeans Levi’s nuovi di pacca. E’ stato a quel tempo che ho cominciato a considerate i maschi come dei portatori di cazzo e di portafogli: le uniche due cose di loro che trovavo interessanti… A che serviva un ragazzo fisso? Non avrei potuto spremerlo più di tanto, mi avrebbe impedito di divertirmi con gli altri e alla lunga mi sarei annoiata a morte. No, molto meglio rubare i maschi alle altre, svuotargli le palle e ...
... le tasche, e passare al prossimo, oppure ai prossimi… Eva ridacchiò: - Che razza di puttanella! Quasi peggio di me… Avevo quasi una nomea peggiore di Elena. Però in qualche modo a scuola non andavo troppo male: in matematica in particolare ero brava, cosa piuttosto rara per una ragazza con la fama di ciucciacazzi. I miei divorziarono e io persi subito i contatti con mio padre, ma quasi non me ne accorsi. Io passai la maturità e mia madre si mise con uno vecchio e grasso ma pieno di soldi; a me faceva schifo così ne approfittai per scappare all’università promettendo a me e a loro di cavarmela da sola… Qualche lavoretto serale da cameriera, un pompino al mese per far star buono l’affittacamere, e naturalmente qualche spasimante generoso per farmi pagare la cena e i vestiti nuovi: restava giusto il tempo di studiare. Mi laureai abbastanza in fretta: capirete che a differenza dei miei ai loro tempi, io all’università non mi divertissi troppo. Appena laureata troncai definitivamente anche con mia madre e mi trasferii da Padova a Milano in cerca di fortuna. Lì trovai un altro impiego da cameriera per pagarmi l’affitto e mi diedi da fare per trovare un lavoro. Erano gli anni riggenti della Milano da Bere, dove tutti conoscevano tutti in un groviglio di rapporti opachi che avevano in comune la passione dei maschi per la fica. Una cameriera carina, laureata e di facili costumi non aveva troppi problemi a farsi strada a quei tempi, sporattutto se non si faceva troppi scrupoli nel ...