1. Il bambolotto prima parte (racconta ginetto)


    Data: 21/04/2020, Categorie: Prime Esperienze Autore: Mirosa

    ... per forte che si colpissero col pugno salivano vertiginosamente, senza però giungere mai l’apice, per poi scendere. Stavo bene, ero passivo, avvolto nella mia nuvola di piacere foriera di inimagginabili sviluppi e godevo o almeno credevo che quello fosse godimento fino a quando mi travolte quello vero, sublime, irrepetibile. Di colpo fui catapultato nuovamente sulla terra: cervello, colonna vertebrale, ano e cazzo iniziarono a muoversi, come gli oggetti animati del film “Fantasy” di Disney, gli altri organi, compresi quelli interni fremevano; fu il mio muscolo anale a dare il via al turbillon di orgasmi che mi squassarono: si dilatò permettendo a Cesira di possederlo, poi si contrasse e le bloccò la falange, intanto che il mio cazzo, vibrava nella sua magistrale bocca, al punto da costringerla a bloccarlo alla base con la mano libera, io urlavo frasi incomprensibili, la lodavo, l’insultavo fino a che esasperato e sull’orlo della schizofrenia, piroettai, impadronendomi della sua fica, leccandola, succhiandola, mordendola intanto che con violenti colpi di bacino la scopavo in bocca con prepotenti cappellate contro la gola, e le schizzavo dentro, ettolitri di sperma. Cesira, travolta dal’impetuoso godimento, non riuscì a controllarsi e allentò la vescica, annegandomi, poi inondandomi il viso, i capelli con schizzi d’urina che inutilmente cercava di trattenere. Restammo ancora un poco nella posizione di sessantanove anomalo, infine risistemammo le teste sui cuscini con lei ...
    ... che piangendo per la forte emozione mi riempiva il viso di baci ed io, cosa che in seguito e con nessun’altra avrei più fatto, bevevo le sue lacrime.
    
    Cesira, con il corpo perfettamente depilato, i capelli neri, ingrigiti da una gran quantità di altri bianchi, fu la prima a riprendersi ed a chiedermi: «Mi racconti, chi è stata a insegnarti le meravigliose porcherie che sai fare così bene?» Non me lo feci ripetere, eravamo sdraiati supini, Cesira appoggiò la testa nell’incavo della mia spalla e con la gamba destra mi scavalcò la pancia, mi sistemai appoggiato sul fianco sinistro, così che, il mio cazzo floscio se l’appoggiò sulla fica e mentre iniziavo e proseguivo il racconto, accarezzava il frenulo facendo si che la parte posteriore della mia cappella, titillasse il suo clitoride. Iniziai a raccontare, tenendo la mano destra a coppa sul seno, quello più distante, imprigionandole il capezzolo fra l’indice e il medio, l’altro suo seno era scivolato fra i nostri fianchi, mi piaceva gustarne la morbidezza con la parte del corpo, dalla pelle sottile e sensibile, raramente avvezza a quelle sollecitazioni
    
    «Era la fine del 1972, non avevo neppure quindici anni, nel mio caseggiato abitava un artigiano vedovo che lavorava a domicilio, assistito saltuariamente dalla figlia, Rosa, una magra donna di quasi cinquant'anni, diffidente nei miei riguardi, che veniva appositamente, un paio di volte la settimana, per assistere il padre e controllare che di casa non fosse sparito niente. ...