Il bambolotto prima parte (racconta ginetto)
Data: 21/04/2020,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: Mirosa
... L'ignoravo e, oltre a fare le consegne di ciò che produceva, le sbrigavo varie commissioni. Una tarda mattinata, nell’imbottigliare una damigiana di vino, mi ubriacai. Ricordo di essermi svegliato nudo nel suo letto matrimoniale, col corpo altrettanto nudo e secco della figlia, incastrato nel mio nella posizione a cucchiaio. Sentivo il mio cazzo duro sguazzare dentro la sua vagina e doveva essere un bel po’ che lo faceva, perché avevo le cosce infradiciate. Probabilmente l’intontimento alcolico aveva ritardato di molto la mia partecipazione, che recuperai alla svelta, le ghermii una tetta e iniziai a muovermi nel modo in cui immaginavo si facesse, poiché per me era la prima volta, infatti nella foga, un paio di volte il pene scivolò fuori e lei fu sempre lesta a reinserirselo, fino a quando feci esplodere dentro di lei la mia prima sborrata in fica. Non ricordo quante volte mi scopò quel pomeriggio, so solo che mi addormentavo scopando e mi risvegliavo facendo l’identica cosa.»
Nel corso del breve racconto, Cesira aveva continuato a sditalinarmi la cappella, con lo scopo di masturbarsi lei stessa, il mio cazzo ...
... ormai era pronto, in tiro e a me, che da quella prima esperienza con Rosa e dalle successive con lei e poi con la sua vicina, Miranda e infine con entrambe, avevo imparato molto, bastò piegare indietro la schiena e staccarmi dal suo corpo per formare un angolo retto; il resto lo fece lei introducendoselo e mentre io iniziavo un frenetico andirivieni, riunì le gambe, stringendomi il cazzo in una morsa che procurava a lei degli orgasmi sussultori, annunciatori dello tsunami di piacere che di lì a un po’ sarebbe deflagrato; le lingue giocavano a rimpiattino dentro le bocche piene di saliva, le mie dita le strizzavano dolorosamente il capezzolo. Finimmo ansanti e sudati, attendemmo che il rimbombare dei nostri cuori decelerasse poi fu nuovamente Cesira ad interpellarmi: «È quasi ora di cena, hai impegni? – mi chiese - le risposi che non mi aspettava nessuno e che ero libero come uccel di bosco, al contrario del mio che lei teneva ancora imprigionato e miseramente inanimato, nella sua gabbia. – rise, prese dal cassetto del comodino una salvietta di filo che subito si chiazzò dei nostri umori - allora cenerai con me.»