1. Ricordo di un’amica che non c’e’ piu’


    Data: 12/05/2020, Categorie: Prime Esperienze Autore: bek

    Ciao Michela. Ti voglio ricordare cosi’, perche’ tu eri cosi’. Eri la Michela con la M maiuscola, non ti ho mai vista arrabbiata, quando sorridevi arricciavi quel nasino scoprendo una doppia fila di denti bianchi e perfetti, non ti ho mai sentito dire una parola fuori luogo o banale, anche quando scherzavi…e mamma mia, quanto riuscivi a farmi ridere!!!! Prima del tuo aspetto mi sono invaghito dell’eleganza del tuo cervello, della tua femminilita’ mai volgare, della tua (lo so, non c’entra niente con un racconto dal tema erotico, ma lo voglio dire lo stesso) calligrafia pulita e ordinata, leggermente inclinata verso destra. Va be’…incominciamo il racconto.
    
    Eravamo a casa di un’amica comune e ci conoscevamo appena (non so nemmeno se tu mi avessi notato, non te l’ho mai chiesto), eri appoggiata allo stipite della porta con un bicchiere in mano di non so cosa, l’altra mano, la tenevi dietro la schiena mentre stavi chiaccherando con un ragazzo che conoscevo di vista. Noi nella stanza adiacente decidiamo di alzare il volume della musica per ascoltare il nuovo LP (rigorosamente in vinile) degli Smiths. Paola, la padrona di casa mi chiede di chiudere la porta della stanza, cosi’ non diamo fastidio agli altri col volume troppo alto. Mi avvicino alla porta (maledetta, ma che non ho mai smesso di ringraziare), al cui stipite esterno eri appoggiata tu, mentre tento di chiudere sento una certa resistenza e un gemito secco dall’altra parte. Avevo schiacciato un’unghia alla mia ...
    ... Michela!!!!!! Ti avevo fatto davvero male. Non sapevo come scusarmi e ti ho subito accompagnata in bagno a lavare il sangue, poi, sentendomi super colpevole, ti ho convinta a farti accompagnare da me al pronto soccorso, dove te l’hanno disinfettata e fasciata praticamente subito. “Non so proprio come scusarmi, Michela, avrei preferito fosse successo a me, credimi. Dai, ti riaccompagno a casa” ti avevo detto. Davanti a casa tua mi hai invitato a salire, intanto i tuoi non c’erano, erano al mare per il week end.
    
    Io, forse per la prima ed unica volta in vita mia, ho accettato volentieri senza nessun pensiero “velleitario” ed audace, solo con la convinzione e lo scopo di farti capire che ero davvero dispiaciuto di averti fatto male. Una ceres in bottiglia a testa seduti sul divano con gli Stranglers in sottofondo. “Dai, fammi vedere meglio questa fasciatura” e ti ho preso delicatamente la mano, sfiorandola, quasi come quando da piccolo catturavo le libellule per poi liberarle senza far loro nessun danno. A quel punto ci siamo bloccati, ricordo ancora che mi hai guardato negli occhi, come quando schiacci il tasto pausa sul telecomando. Ti diro’, Michela, subito subito non ho capito bene cosa stesse per succedere, forse perche’ non mi aspettavo un regalo cosi’ prezioso a un “pirla” che ti aveva appena massacrato un dito. Hai avvicinato, con una lentezza che mi e’ parso di essere in un film, le tue labbra alle mie, inclinando leggermete il capo e senza smettere di guardarmi negli occhi. ...
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