Diario di un corpo 2
Data: 23/11/2017,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: porcellino90, Fonte: Annunci69
La sveglia implacabile, puntuale alle sei e trenta suona. Mi desta dal torpore in cui ero caduto, non c’è sonno per alcuni, non c’è riposo, solo lunghi attimi in cui lenti si scivola in un oblio.
Meccanici sono i gesti e le azioni di chi non ha dormito, due minuti per raccogliere le idee e poi ci si trascina in bagno. L’acqua che lava via l’oblio, gli odori, il calore delle coperte. Sposto il la manopola verso temperature più fredde. Una serie rapida di schiaffi gelati mi riporta al presente, alla doccia. Metto un accappatoio troppo grande che mi avvolge, vado in cucina e preparo un caffè mentre le ultime gocce d’acqua cadono dai capelli bagnati. Prendo il telefono, otto chiamate perse, dodici messaggi. Controllo e non c’è nulla che mi interessi, c’è un ragazzo che mi tormenta, vorrebbe essere più di una notte, vorrebbe essere qualcosa ma non c’è spazio per lui, non c’è spazio per nessuno, ci sono solo io.
Il caffè sgorga prepotente e l’odore invade la cucina, la mente. E’ un odore caldo, forte.
Una domanda, una domanda a cui vorrei non saper rispondere.
“Perchè sono diventato così?”
L’odore del caffè mi riporta indietro attimi di un sentimento, di una vita, o di un periodo in cui ero felice, in cui condividevo tutto con qualcuno senza timori. Sono ricordi sbiaditi, ricordi che ho avuto premura di cancellare, o che ho provato a cancellare. Il caffè a letto, il caffè alle sei del mattino in un bar prima di tornare a casa, il caffè dopo un pranzo in un ...
... ristorantino scelto apposta per noi. Quanti ricordi possiamo legare ad un solo odore, ad una sola sensazione.
Torno di nuovo alla realtà, sto facendo tardi. Mi vesto controllando di essere in ordine, controllando che l’aspetto non tradisca quello che sento dentro.
Inquietudine.
Salgo in macchina e la strada si accende di colori, altri zombie come me si muovono sulle strade del centro, c’è chi rientra e chi va. Arrivo in facoltà annoiato, senza alcuna voglia di studiare o di provare almeno a concentrarmi. Ma sono qui.
Il solito caffè con gli “amici” di studio, quattro chiacchiere durante le quali riesco a ben dissimulare il mio stato. Una sigaretta e si torna sui libri.
La biblioteca è quasi deserta, la maggior parte dei ragazzi è in aula a seguire corsi, ma per noi fuoricorso, l’unica zona dell’università dove trovare riparo sono le biblioteche e le aule studio.
Dopo due ore la bocca si impasta quasi contemporaneamente alla mente che non riconosce più formule e composti. Chiazze nere su fogli bianchi, accompagnate da immagini che si perdono.
Mi alzo per andare a bere un altro caffè. Alla macchinetta c’è la fila, ne approfitto per fumare un’altra sigaretta, quando finirò le lezioni ricominceranno e sarà di nuovo deserto.
Boccheggiando all’aria aperta noto la moltitudine di visi, corpi. Ognuno di loro coi suoi crucci, ognuno con le sue voglie. Immagino ipotetici discorsi nascosti fra i pensieri del ragazzo che parla alla ragazza seduti sul prato.
Torno alle ...