1. La forza bruta e violenta prende il posto della dolcezza del giorno prima.


    Data: 29/05/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: Curiosissimoboy, Fonte: Annunci69

    Facevo un giro in chat e noto un profilo dal nick tanto semplice e asettico da risultare simpaticamente curioso. Ci clicco e si apre una pagina scarna, con una frase in voga nei film polizieschi. Lo saluto con la frase «mani in alto!». Qualche scambio di battuta, non più di quattro messaggi con due foto scambiate e mi propone di incontrarci immediatamente. Era di primo pomeriggio, avevo pranzato da circa un’ora ed a questa proposta diretta ricordo un colpo di singhiozzo che liberò l’ansia prodotta in pochi istanti, ma che mi aveva comunque fatto venire un gran caldo.
    
    Scambiamo il numero di cellulare e chiude la chat.
    
    Spengo il computer e mi alzo dalla scrivania cercando di riordinare le idee per capire da dove cominciare e come organizzarmi. Avevo letto un sacco su internet, nei giorni precedenti, per quanto riguarda i “preparativi” al primo rapporto. Ovviamente doccia, poi un colpo di macchinetta per accorciare i peli o depilare lì dove fosse necessario e doccia interna. Trovato uno schizzetto di quando ero bimbo, di quelli arancioni, l’ho riempito di acqua tiepida cercando di svuotarlo dentro…ma non entrava: l’ansia, la fretta e il nervosismo mi avevano reso ermetico! Un po’ di crema idratante lungo il beccuccio e via: acqua svuotata dentro. Dopo aver ripetuto più volte il procedimento e aver terminato il tutto, mi vesto senza neanche pensare ad abbinamenti e cose varie. Era come se stessi andando a sbrigare una faccenda necessaria e urgente. Stavo per uscire di ...
    ... casa, ma torno frettolosamente indietro a mettere borotalco nelle ascelle già umide.
    
    Durante il viaggio in auto non ricordo proprio a cosa stessi pensando. Ma ero teso, molto teso.
    
    Arrivo per primo e aspetto giusto qualche minuto.
    
    Si ferma danti a me un’auto e il motore si spegne. Scende sto tizio quarantenne con occhiali da sole. Mi sorride e porge la mano per salutarci. Io intanto tolgo la mia dalla tasca, la porto frettolosamente dietro per asciugarne il sudore sui pantaloni e ce la stringiamo. Senza perdere tempo saliamo in auto per andare a casa sua. Durante il breve tragitto le domande di rito, il nome, qualche convenevole asciutto e pause silenziose.
    
    Scendiamo dall’auto ed entriamo nell’androne del condominio. Campeggia il cartello scritto col pennarello rosso «Ascensore guasto». «Che piano?» gli chiedo con tono seccato. «L’ultimo» risponde. «Ovviamente - penso tra me - come se non fossi già col respiro pesante per il nervosismo!». Entriamo in casa, e dopo avergli chiesto dell’acqua (ne ho tracannati due bicchieroni) non riuscivo ad alzare gli occhi dal tavolo. Accortosi del mio imbarazzo, sorride e parliamo un po’ del più e del meno. Mentre siamo seduti al tavolo della cucina-soggiorno, il mio sguardo va alla sua sinistra, dietro di lui, verso la camera da letto in cui si vedeva il lettone messo armonicamente proprio sotto la piccola finestra. Si gira lievemente, torna poi a guardarmi e sorridendo mi dice di entrare se lo avessi voluto. Mi alzo in automatico ...
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